V-Day, Arcuri: «Servirà tempo per limitare i contagi». E sugli scettici: «Faremo una campagna emozionante»
Oggi comincia la campagna di vaccinazione in Italia e in tutta Europa, ma per limitare i contagi da Coronavirus «ci vorrà ancora molto tempo». Usa la consueta cautela il commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri nel V-Day e parla piuttosto di un «un primo spiraglio di luce di una lunga notte». «Pian piano usciremo dalla pandemia, ma dobbiamo continuare a essere prudenti, cauti e responsabili – dice in un’intervista al Corriere -. Il giorno arriverà quando il 70 – l’80% degli italiani sarà stato vaccinato, speriamo tra l’estate e l’autunno». Ma poi mette le mani avanti e torna sulle sue parole: «Diciamo più autunno che estate».
Ma Arcuri si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: «Se qualcuno a settembre avesse detto che a dicembre saremmo partiti lo avrebbero preso per visionario e lo dico a chi ci accusava di fare marketing», afferma il commissario per l’emergenza, e battezza questo 27 dicembre 2020 – un anno dopo l’esplosione della pandemia nel mondo – come una «giornata simbolica ed emozionante». Poi chiarisce che chi si vaccina oggi non è immune al virus: «Deve aspettare tre settimane per la seconda dose e una settimana ancora per l’immunità».
Quanto ai tempi del piano vaccini il commissario precisa che dipendono solo dall’Unione europea: «Vorrei essere chiaro, non li decidiamo noi. Tutti i Paesi europei dipendono dalle autorizzazioni dell’Agenzia europea del farmaco – spiega -. Tutto funziona se l’Ema approva i vaccini di tutte e sei le aziende che la Ue ha opzionato e di cui l’Italia ha diritto al 13,5% delle dosi». Dunque Arcuri si augura che non cali l’attenzione sull’okay atteso dall’Ema e spera che il 6 gennaio arrivi l’autorizzazione per Moderna, visto che finora è arrivata solo quella per Pfizer.
Importante parentesi è poi dedicata a tutti i negazionisti e agli scettici in genere: «Faremo una campagna di comunicazione emozionante – assicura il commissario -. Parteciperanno registi, direttori d’orchestra, letterati che vogliono bene al proprio Paese». E ricorda la call rivolta a 15 mila infermieri, medici laureati, specializzandi, liberi professionisti e pensionati chiamati a dare una mano per la somministrazione del vaccino: «in dieci giorni hanno risposto in 20 mila».
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