Il Garante per la privacy accusa TikTok: non tutela i minori. Ecco perché
Il Garante per la privacy bacchetta TikTok, il social network preferito dai ragazzi. Sarebbe stato poco trasparente nel trattamento dei dati rischiando, dunque, di non tutelare abbastanza i minori, ovvero la stragrande maggioranza degli utenti della popolare applicazione che consente di condividere brevi video e che, nell’ultimo anno, ha registrato la bellezza del 400 per cento in più di iscritti. A finire nel mirino del Garante è stata soprattutto la scarsa attenzione verso la tutela dei minori, la possibilità di aggirare il divieto di iscrizione per i più piccoli – che, invece, necessiterebbero un’attenzione privilegiata – e alcune impostazioni predefinite che non rispetterebbero appieno la privacy. Poco trasparenti anche le informazioni fornite agli utenti.
L’accusa
Diversi i punti contestati dal Garante. Il primo: a TikTok può iscriversi chiunque, anche i minori di 13 anni visto che basta inserire una data di nascita falsa per poter accedere all’app. Dunque, il divieto di iscrizione al di sotto dei 13 anni è, di fatto, facilmente aggirabile. Nessuna verifica verrebbe fatta, in seconda battuta, da TikTok, stando a quanto riporta oggi Il Messaggero. Poi, l’informativa che viene rilasciata agli utenti, sempre secondo il Garante, dovrebbe essere scritta con un linguaggio più semplice, adatto ai ragazzi e con una segnalazione ben precisa dei rischi a cui i giovani si espongono. Sarebbe necessaria, dunque, una sezione ad hoc dedicata ai più piccoli, visto che sono gli utenti più numerosi dell’app. Il Garante, infine, chiede maggiore attenzione alla conservazione dei dati e contesta al social network la scelta di pre-impostare i profili degli utenti come pubblici. TikTok, invece, avrebbe dovuto adottare misure tecniche che consentissero all’utente di rendere o meno accessibili i dati personali a un numero indefinito di persone.
TikTok ha trenta giorni per difendersi
Non è la prima volta che il social preferito dai giovanissimi finisce sotto accusa. I primi a lanciare l’allarme, parlando di violazione della privacy, sono stati gli Stati Uniti, anche al di là della polemica politico diplomatica da parte del presidente Donald Trump che quest’estate ha minacciato di bloccare l’app in tutti gli Stati uniti. Già a gennaio scorso, il garante della privacy italiano aveva proposto un coordinamento europeo tra le authority per tutelare i minori residenti nell’Unione. Il social network, di proprietà di una società cinese, avrà 30 giorni di tempo per difendersi dalle accuse del Garante italiano, prima di incappare in una multa o in altri provvedimenti che potrebbero inibirne la libera circolazione sulla rete italiana.
Foto in copertina: EPA/HAYOUNG JEON
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