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Coronavirus, Ricciardi fuori dal coro: «No alla riapertura delle scuole. Zona rossa fino a metà gennaio»

31 Dicembre 2020 - 13:56 Fabio Giuffrida
Il consulente del ministro della Salute non esclude il ricorso al “patentino” dei vaccinati per entrare in cinema, teatri o stadi. I primi risultati della campagna vaccinale – dice – non si vedranno prima dell’estate

C’è luce in fondo al tunnel. Ne è convinto Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute per l’emergenza Coronavirus. Ma bisogna resistere ancora un po’: per abbassare davvero la curva dei contagi «l’unica strada è quella di lockdown lunghi e nazionali». Anche la zona rossa ora in vigore «andrebbe prolungata, almeno fino a metà gennaio, se vogliamo vedere effetti positivi. Se dal 7 gennaio di colpo, facciamo riprendere tutte le attività, assisteremo certamente a un rialzo della curva epidemica», dice in un’intervista al quotidiano La Stampa.

La scuola

Per questo motivo andrebbe “sacrificata” anche la scuola: nessuna riapertura, secondo Ricciardi, a gennaio. «Le scuole sono ambienti sicuri, ma è la situazione esterna a sconsigliarne la riapertura – ha precisato – Altrimenti rischiamo di richiuderle nel giro di poche settimane». Non preoccupa, dunque, la situazione all’interno delle scuole, che hanno applicato alla perfezione i protocolli di sicurezza, bensì a suo avviso gli spostamenti, quindi il sovraffollamento sui mezzi pubblici e i nonni che accolgono i nipoti nelle loro case tutti i pomeriggi. Insomma, tutto quello che avviene prima e dopo le lezioni, non durante.

I vaccini

Sui vaccini, Ricciardi è convinto che non resteremo senza: adesso, però, «l’Ema può e deve accelerare sul via libera al vaccino di AstraZeneca», di cui l’Italia ha bisogno il prima possibile per proseguire le vaccinazioni, cominciate il 27 dicembre. «Vaccinarsi per medici e infermieri è un imperativo morale e deontologico, una questione di sicurezza sul luogo di lavoro: se un operatore sanitario non si protegge dal virus vaccinandosi, non può continuare a esercitare», ha aggiunto. Al momento, dunque, si esclude l’obbligatorietà del vaccino ma, se non dovessero bastare le raccomandazioni del governo, allora si prenderanno «misure più energiche». 

Patentino per i vaccinati

Si valuta, per esempio, il tracciamento dell’avvenuta vaccinazione «nel caso in cui il 30-40 per cento della popolazione» dovesse rifiutare il vaccino. Si tratta di una sorta di “patentino”: il cittadino riceve sul telefono il codice dell’avvenuta vaccinazione da mettere in un apposito lettore all’ingresso di cinema, teatri e stadi. Entra solo chi ha il codice, dunque chi si è vaccinato. Il resto fuori. «Noi sappiamo che il 70 per cento dei cittadini italiani non è contrario ai vaccini, un altro 25 per cento è dubbioso, ma va informato con chiarezza: alla fine potremo arrivare al 95 per cento di copertura. I cosiddetti No-Vax sono una minoranza assoluta, anche se rumorosa», ha assicurato.

L’incubo potrebbe finire tra un anno

L’impatto della campagna vaccinale si vedrà «prima dell’estate quando potrebbero esserci ricadute positive dal punto di vista della mortalità e dei ricoveri in ospedale, alleggerendo la pressione sul sistema sanitario». Sul fronte contagi, invece, bisognerà attendere «la fine dell’anno». Ricciardi, infine, ha ammesso un po’ di delusione: «Nella prima fase ho potuto incidere di più sulle decisioni politiche, partecipavo anche alle riunioni del Cts, era diverso. Ma, con il passare dei mesi, ho notato che i miei consigli non venivano più considerati e i risultati si sono visti. Con il ministro Roberto Speranza c’è stata sempre grande sintonia. La riapertura delle discoteche è stata forse la scelta più scellerata, legata alle decisioni autonome delle Regioni». L’augurio per il 2021 è «che, alla fine, questa pandemia davvero ci cambi in meglio. Ma, sinceramente, non vedo segnali positivi da questo punto di vista».

Foto in copertina: ANSA/CIRO FUSCO

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