Quali misure dopo il 7 gennaio? La sottosegretaria Zampa: «L’Italia sarà zona gialla». Sileri: «Abituiamoci a uno stop and go»
«Non conosco esattamente i dati di tutte le Regioni, ma siccome le cose stanno andando meglio penso proprio che sarà così». Con queste parole la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa ha commentato l’ipotesi di un’Italia interamente in zona gialla a partire dal 7 gennaio, quando verrà archiviata la zona rossa nazionale. Certo, ha avvisato Zampa, «non si possono escludere nuove zone rosse, dipenderà dall’andamento dei dati» sul contagio da Coronavirus.
Le restrizioni saranno in vigore «fino a quando i dati ci diranno che dobbiamo tenere queste misure. Le valutazioni si fanno in base ai dati scientifici e quindi le restrizioni resteranno in vigore fino a quando sarà necessario». Quanto alla scuola, Zampa ha confermato che «dal 7 gennaio riapriranno quelle che sono state chiuse fino a prima della pausa per le festività di Natale. Per quanto riguarda materne ed elementari, che erano già aperte a dicembre, nulla cambia e tutto continuerà come prima».
Speranza: «Abbiamo ancora troppi casi e troppi morti»
Al netto dell’ottimismo espresso da Zampa, il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha chiarito: «Non cambierà nulla rispetto a quello che abbiamo vissuto prima del periodo natalizio con il monitoraggio dei 21 parametri, quindi se saranno necessarie azioni, laddove i contagi saranno più fuori controllo si ritornerà a quel sistema. Dobbiamo abituarci a uno stop and go, questa sarà la nostra routine e andremo avanti così per gran parte del 2021».
Sulla questione è intervenuto anche il ministro della Salute Roberto Speranza, che in un’intervista al Corriere della Sera ha detto: «L’indice Rt dà segni di ripresa, dopo la Befana dovremo ripristinare il modello delle fasce di rischio e confermare le misure base delle zone gialle. Sì, ristoranti e bar chiusi alle 18, chiusi piscine, palestre, cinema, teatri, stadi. Siamo ancora dentro la seconda ondata, Londra torna verso misure molto dure e anche noi abbiamo ancora troppi casi e troppi morti».
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