Gli ultimi segnali sulla fine dell’era di Trump: il Senato annulla il suo veto sulla Difesa, in Texas bocciato l’ennesimo ricorso sul voto
Mancano meno di tre settimane all’insediamento di Joe Biden, ma non si ferma la battaglia di Donald Trump per ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali di novembre scorso, o quantomeno per rendere la sconfitta meno bruciante. L’effetto ottenuto sembra essere l’opposto di quello auspicato, visto che il presidente non fa altro che accumulare no. L’ultimo viene dal Texas dove un giudice federale ha respinto l’azione legale del deputato repubblicano Louie Gohmert e altri compagni di partito in Arizona che volevano forzare la mano al vicepresidente Mike Pence e fargli invalidare i voti del collegio elettorale, che hanno sancito definitivamente la vittoria di Biden a metà dicembre, quando Pence dovrà presiedere la loro conta ufficiale in Senato, il 6 gennaio.
Si tratta di un ruolo fondamentalmente cerimoniale quello che il vice di Trump sarà chiamato a svolgere e che, secondo il giudice Jeremy D. Kernodle del Texas, nominato da Trump, dovrà rimanere tale. La sconfitta è resa ancora più bruciante dal fatto che sia stato il Dipartimento di Giustizia a rappresentare Pence nella causa intentata dai supporter di Trump, a dimostrazione delle spaccature che ormai si sono create anche all’interno della Casa Bianca.
Il Senato boccia la legge sulla difesa
È proprio dal Senato a maggioranza repubblicano che arriva un’altra sconfitta per Trump, dove i senatori del partito dell’elefantino e i loro omologhi dem – in una rara manifestazione di unità bipartisan – hanno votato per cancellare il veto posto da Trump sulla legge sulla Difesa. Sono stati 81 i voti a favore e 13 i contrari, di cui soltanto 7 repubblicani. Tra loro non c’è neppure Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato, strenuo difensore di Trump e del diritto del presidente di indire causa su causa per mettere in discussione l’esito delle elezioni.
Ma il budget militare di 740 miliardi di dollari – che prevede, tra le varie cose, anche un aumento nello stipendio dei soldati – è troppo importante per essere rimandato, nonostante i tentativi di Trump di deragliare il treno citando dei punti minori a sostegno del proprio veto, come l’abolizione della norma che permette di cambiare i nomi delle basi militari intestate a soldati e figure storiche confederate o la mancata abolizione dell’immunità per i social media. Ma i democratici e i repubblicani, che si vantano di aver votato il budget puntualmente ogni anni per gli ultimi 60 anni, hanno tirato dritto. E così il presidente ha collezionato un nuovo primato, visto che si tratta della prima volta nell’era Trump che viene cancellato così un veto presidenziale.
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