Tutti i buchi neri del piano vaccinale: dalla percentuale (sovrastimata) di somministrazioni ai dubbi su come e dove si riceverà la dose
L’Italia è il quinto Paese al mondo per numero di morti causati dal Coronavirus, il primo in Europa, e l’ottavo per popolazione contagiata. Guardando a questi dati, chi si aspettava il nostro Paese tra i primi al mondo anche nella somministrazione dei vaccini resterà deluso: l’Italia, stando alle cifre di ourworldindata.org, è solo decima per numero di dosi inoculate, quattordicesima se il calcolo avviene in rapporto alla popolazione. Lo 0,11% dei residenti nel Paese ha ricevuto la prima iniezione del farmaco, dicono le fonti del governo (dato aggiornato a ieri sera). Alcuni numeri diffusi sui vaccini in Italia peraltro rischiano di risultare inesatti. A un anno dall’inizio della pandemia di Coronavirus, le autorità sanitarie fanno ancora difficoltà a raccogliere i dati in maniera precisa e organica tra i diversi territori ed enti. Queste criticità valgono anche per i vaccini: il sito del governo, nella sezione dedicata al report sulle somministrazioni di farmaci biologici eseguiti, riporta come numero di dosi attualmente consegnate 479.700.
Percentuali ballerine
La valutazione su quanti vaccini sono stati eseguiti rispetto a quelli ricevuti e disponibili sarebbe addirittura sovrastimata. In particolare, non è stata recepita, a quanto sembra, l’indicazione di Aifa, secondo cui da ogni singola fiala di vaccino Pfizer-Biontech si possono ottenere sei dosi e non cinque, come calcolato inizialmente. Le dosi effettive, infatti, sarebbero 575.640, non 479.700 (stando ai dati diffusi ieri sera). I dati relativi alle dosi consegnate e alla percentuale di somministrazioni su dosi consegnate, pubblicati sulla pagina che vede lo sforzo congiunto di Palazzo Chigi, del ministero della Salute e del Commissario straordinario Covid-19, sono dunque falsati. Secondo il report ufficiale è stato somministrato il 14% delle dosi ricevute, se si calcola invece che le dosi sono sei per fiala, la percentuale scende all‘11,7%. Tutte le Regioni e Province autonome italiane, dalla Provincia di Trento, che segnala un completamento delle somministrazioni di dosi ricevute al 34,8%, alle Regioni più lente, come il Molise fermo all’1,7%, vedrebbero dunque sovrastimata la percentuale di progresso nella campagna vaccinale. L’unico dato attendibile sarebbe quello relativo alle vaccinazione effettivamente eseguite: alle 22:00 di sabato 2 gennaio, sono 67.461 i cittadini che hanno ricevuto la prima iniezione del farmaco biologico.
Dove ci si vaccinerà?
In questa prima fase del piano vaccinale allestito dal governo, di concerto con il commissario Domenico Arcuri, le somministrazioni del farmaco stanno avvenendo quasi esclusivamente all’interno delle strutture ospedaliere. Quando, però, oltre agli operatori sanitari e agli ospiti delle Rsa si procederà con le successive categorie considerate a rischio dalle singole Regioni – anziani, forze dell’ordine, personale scolastico -, bisognerà ricorrere ad altri spazi. C’è chi chiama in causa gli studi dei medici di base, chi le farmacie, chi pensa ad allestire “box di vaccinazione” presso le Asl. Al momento, però, della cosiddetta fase due del piano vaccinale ci sono poche certezze logistiche. Tant’è che lo stesso commissario Arcuri, rispondendo alla richiesta di accesso agli atti di Silvio Puccio della testata ZetaLuiss, per ottenere un elenco completo dei centri vaccinali ospedalieri e paraospedalieri, ha dichiarato: «L’elenco completo dei centri vaccinali designati per la somministrazione del vaccino è ancora in divenire, ragion per cui non si dispone ancora di un’elencazione dei centri vaccinali». Intanto, le primule disegnate dall’architetto Stefano Boeri, quest’anno, potrebbero sbocciare in ritardo.
Come ci si vaccinerà?
Se, come dichiarato dal ministro della Salute Roberto Speranza, l’obiettivo è avere «già dal primo aprile 13 milioni di immunizzati», quindi 26 milioni di dosi inoculate, stupisce la mancanza di indicazioni su come prenotarsi per ricevere le iniezioni del farmaco. Ogni Regione dovrebbe il suo tipo di organizzazione, ma anche in questo caso siamo ancora nel capo delle ipotesi. La Campania, ad esempio, potrebbe utilizzare la stessa piattaforma online utilizzata per prenotare il tampone. L’Emilia-Romagna, oltre al web, starebbe pensando alle prenotazioni di persona presso i Cup degli ospedali. In Veneto, intenzionato a vaccinare buona parte della popolazione nei drive-in, gli inviti a presentarsi dovrebbero arrivare tramite telefonata. Ma, appunto, si resta nel campo delle ipotesi. Sembrerebbe che gli over 80 che non possono muoversi da casa e per i quali le vaccinazioni dovrebbero iniziare a marzo, potrebbero essere raggiunti direttamente a casa dai medici di famiglia per eseguire la somministrazione del farmaco. L’unica certezza è che, dopo il fallimento di Immuni, non sarà allestita nessuna app a livello nazionale per procedere con la prenotazione della propria dose. Restano tanti i dubbi, mentre diverse fonti delle Regioni segnalano all’Ansa alcune problematicità relative alla campagna vaccinale: carenza di personale sanitario, alle quale si cerca di sopperire anche con medici in pensione o volontari, e mancanza di siringhe. E l’andamento delle vaccinazioni, a differenza delle curve epidemiologiche, mostra giù una brusca frenata.
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