Vaccino AstraZeneca, Di Lorenzo (Irbm di Pomezia) ostenta ottimismo: «Entro giugno 50 milioni di dosi in Italia»
«Tutti i documenti richiesti dall’Ema sono stati forniti, ma l’Ema ha diritto a chiedere ulteriori approfondimenti in qualsiasi momento». Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato della Irbm di Pomezia, il centro di ricerca che in collaborazione con l’Università di Oxford ha sviluppato il vettore virale del vaccino AstraZeneca, commenta così, su La Stampa il ritardo nell’approvazione del vaccino da parte dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema).
«L’Ema deve verificare tutta la documentazione poi deciderà. Per quanto ci riguarda non c’è alcun problema…», aggiunge Di Lorenzo, sottolineando come il vaccino anti-Coronavirus sia stato già approvato in Gran Bretagna, in Argentina e ad El Salvador, mentre l’approvazione da parte dell’Australia dovrebbe arrivare a breve. A tutti Paesi è stata fornita «la stessa documentazione». Ma con le dosi del vaccino anti-Coronavirus Pfizer già negli ospedali in Italia e l’approvazione del vaccino di Moderna prevista per il 6 gennaio, sul futuro di questa formula pesano ancora alcuni punti interrogativi.
I dubbi sul vaccino di AstraZeneca
Il primo è legato alla scoperta, casuale, che l’efficacia del vaccino aumenta con un dosaggio minore. Infatti, mentre una dose unica è efficace al 62%, la mezza dose prima più una intera presa dopo arriva al 90%. Nonostante questo, la Gran Bretagna ha preferito somministrare due dosi intere, per un efficacia del 78%. In un’intervista a la Repubblica di ieri il direttore dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), Nicola Magrini ha spiegato, inoltre, che sulla valutazione del vaccino – che non avverrà prima di febbraio – pesano anche i risultati pubblicati sulla rivista The Lancet che riportavano due episodi di mielite (un disturbo neurologico) legati alla somministrazione. Una questione che interessa direttamente anche l’Aifa, chiamata a decidere a chi assegnare i vari vaccini.
Di Lorenzo: «Cominceremo le consegne in 24 ore dal via libera»
Di Lorenzo si dice comunque ottimista: «C’è stata una sospensione temporanea per una verifica sbloccata da Ema dopo 24 ore perché non c’era alcuna relazione tra la reazione e il vaccino, e un precedente neppure pubblicato perché ritenuto ininfluente», dichiara rispetto ai casi sollevati da Magrini. «Io credo che i circa 50 milioni di vaccini destinati all’Italia potranno arrivare tutti entro giugno», aggiunge.
La formula di AstraZeneca presenta dei vantaggi dal punto di vista logistico, perché si consegna nei fatti come un antinfluenzale ed ha un costo minore di quelli di Pfizer. Dal momento del via libera, «in 24 ore siamo in grado di iniziare a consegnare – dichiara Di Lorenzo -. L’Europa dovrà ricevere 400 milioni di dosi (300 milioni acquistati, 100 opzionati), il 13,5% andrà all’Italia. Nel primo trimestre è in calendario la consegna al nostro Paese di 16 milioni di dosi». Sempre che l’ok dell’Ema arrivi davvero.
Incalzato sulle possibili ricadute di una guerra tra le multinazionali che producono il vaccino, Di Lorenzo schiva. «Non posso certo avventurarmi su questo… Che la logistica sia più semplice e che sia meno costoso credo siano dati di fatto». Nel frattempo però le sperimentazioni per valutare l’efficacia e gli eventuali effetti collaterali andranno avanti visto che le stesse autorizzazioni, come spiega Di Lorenzo, «sono provvisorie e prevedono che si continui a raccogliere informazioni».
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