Open Arms salva 265 persone nel Mediterraneo centrale in due soccorsi: a bordo anche 57 minori
Il 2021 inizia con due soccorsi nel Mediterraneo centrale per la nave umanitaria della ong spagnola Open Arms, l’unica operante in questo momento nel Mediterraneo centrale, mentre tutte le altre organizzazioni sono a vario titolo a terra e nei fermi amministrativi che le hanno colpite leggono una chiara volontà da parte della politica di fermare i soccorsi su quella che resta tra le rotte migratorie più mortali al mondo.
In tre giorni, la missione 79 di Open Arms ha visto al momento due operazioni di soccorso: nel pomeriggio l’ultima, con il salvataggio di 96 persone in acque internazionali tra Malta e la Libia: si trovavano alla deriva su una imbarcazione di legno. «Sono ora in salvo sul ponte della nostra nave, accudite dal personale medico», spiega Open Arms su Twitter. Ci sono due donne, di cui una incinta, e 17 minori. I medici di Emergency stanno verificando le condizioni di salute di naufraghi e naufraghe.
I nuovi sopravvissuti si vanno ad aggiungere alle 169 persone che la nave umanitaria aveva già salvato il 31 dicembre in seguito a una segnalazione di pericolo da parte di Alarm Phone: principalmente eritrei ed eritree, tra loro ci sono 12 donne, 6 bambini e 40 minori non accompagnati, in buone condizioni di salute ma provati fisicamente e psicologicamente. Anche loro erano al largo su un’imbarcazione di legno partita da Sabratha, in Libia, la mattina del 30 dicembre. La situazione sta diventando insostenibile, dicono i volontari e attivisti della ong spagnola a bordo. Abbiamo allertato tutte le autorità per chiedere un porto sicuro per queste persone.
«L’ennesimo scampato naufragio»
Il 2020 per Open Arms è finito «con l’ennesimo scampato naufragio, con un mare deserto e privo di assetti governativi e umanitari, con un’Europa assente, incapace di prendere su di sé la responsabilità della tutela dei diritti e della vita». Cambia l’anno, ma la scena non cambia, e anche il 2021 comincia con un’altra tragedia sventata in mezzo al mare.
«Partite da Zuwarah il 31 dicembre, dopo 2 giorni in mare aperto senza cibo né acqua, le 96 persone soccorse presentano segni di denutrizione e ipotermia, il personale medico in questo momento sta procedendo a verificarne le condizioni di salute», spiegano Open Arms ed Emergency. Sul ponte della nave Arms «si trovano ora 265 persone, che attendono, al freddo e con le previsioni meteorologiche in peggioramento, di poter sbarcare. Ribadiamo la necessità che l’assegnazione di un porto venga concessa senza ritardi in modo da garantire la tutela dei diritti e della salute dei naufraghi soccorsi così come stabilito dalle Convenzioni internazionali e dalla nostra Costituzione».
In copertina Joan Mateu Parra/Open Arms
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