Trump telefona al segretario di Stato della Georgia: «Riconteggio a mio favore. Correte un grosso rischio»
Nel corso di una lunga telefonata il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, avrebbe chiesto al segretario di Stato della Georgia, Bran Raffensperger, di ricalcolare i voti a suo favore in occasione dei due ballottaggi che si terranno il 5 gennaio prossimo. Due voti che decideranno le sorti del Senato e della legislatura nei prossimi due anni, sino alle prossime elezioni di Midterm. La notizia è stata diffusa dal Washington Post che non solo ha raccontato il fatto, ma sostiene di essere anche in possesso dell’audio che incastrerebbe il capo Usa.
La telefonata, di cui la testata statunitense ha pubblicato un estratto, sarebbe avvenuta sabato notte e avrebbe avuto la durata di oltre un’ora. «Il popolo della Georgia è arrabbiato, la gente del paese è arrabbiata», ha detto Trump, nel corso della conversazione, cercando il consenso a tutti i costi da parte del segretario della Georgia. «E non c’è niente di sbagliato nel dire, sai, uhm, che hai ricalcolato».
Come scrive il quotidiano americano, Trump ha chiesto a Raffensperger di «trovare» abbastanza voti per poter ribaltare il risultato che ha assegnato il Peach State a Joe Biden. La richiesta non ha attecchito, tanto che il presidente è passato alle maniere forti, minacciando il segretario di Stato, affermando che stava correndo un «grosso rischio» e che se non avesse soddisfatto le sue richieste sarebbe andato incontro a risvolti penali, anche se non si da di che tipo. Raffensperger ha comunque respinto la richiesta affermando che il conteggio che ha assegnato a Biden una vittoria con 11.799 voti di vantaggio «è stato equo e accurato».
Il giuramento del Congresso degli Stati Uniti
Intanto il nuovo Congresso Usa si è insediato. I suoi membri hanno votato la rielezione di Nancy Pelosi come speaker della Camera con 216 voti a favore e 208 contrari. Ormai, però, la maggioranza democratica risicata. Il 6 gennaio il parlamento si riunirà in sessione plenaria sotto la presidenza di Mike Pence per certificare il voto del collegio elettorale. Su questo fronte, 12 senatori repubblicani hanno già annunciato che daranno del filo da torcere a Joe Biden, mettendone in dubbio la vittoria. La contestazione avrà luogo a meno che il Congresso non nomini una commissione elettorale che riesamini in 10 giorni i risultati negli Stati più contesi.
Il riesame porterebbe così i singoli Stati a valutare le conclusioni della commissione e convocare, nel caso, una sessione parlamentare speciale per certificare eventualmente il cambio del loro voto. La manovra non ha alcuna chance di successo perché occorre il consenso di entrambi i rami del parlamento per ribaltare il voto ma potrebbe ritardare sino a notte fonda la proclamazione della vittoria di Biden e complicare la sua missione di riconciliare il Paese.
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