One Piece arriva al capitolo 1000. Come la storia di Luffy è diventata il manga più letto di sempre
#ThankYouOda. Forse lo avete incrociato su Twitter negli ultimi giorni o forse ha fatto capolino dal post di qualche vostro amico che da anni ha deciso di mettere una D. nel nome del suo profilo. #ThankYouOda è l’hashtag che la community internazionale di One Piece (anticipata da quella italiana) ha scelto per ringraziare Eichiro Oda, l’autore che ha creato la storia della ciurma di Monkey D. Luffy. Un grazie arrivato perchè nelle ultime 24 ore è stato pubblicato il capitolo numero 1000 della sua opera, obiettivo raggiunto dopo oltre 23 anni di serializzazione.
One Piece è il manga più letto nella storia. Secondo i dati diffusi da Shueisha, l’editore che si occupa della sua pubblicazione, fino ad aprile 2020 sono state 470 milioni le copie vendute. Un risultato che ha praticamente doppiato le vendite di altri manga ben noti al pubblico come Dragon Ball di Akira Toriyama (260 milioni di copie) o Naruto di Masashi Kishimoto (250 milioni di copie). Contando che l’opera di Eichiro Oda ha davanti ancora qualche anno di serializzazione è possibile anche che scalzi dal trono anche Batman, il fumetto più venduto al mondo con circa 480 milioni di copie.
Una rotta sulla Grand Line lunga 23 anni
One Piece è la storia di Luffy, un ragazzo che in un mondo dominato dagli oceani vuole diventare il Re dei Pirati, «l’uomo più libero di tutti i mari». Per farlo inizia il suo viaggio sulla Grand Line, la rotta più difficile che solo una nave pirata è riuscita a raggiungere. Nel corso del viaggio imbarca compagni che condividono con lui questo sogno, attraversa isole che si trovano nel cielo o sul fondo del mare, si mette contro il governo mondiale, gli imperatori dei mari, gli ammiragli della marina e scopre i segreti più cupi sulla storia dell’uomo. Solo chi finisce la Grand Line può trovare il One Piece, un tesoro enorme lasciato da Gol D. Roger, l’ultimo Re dei Pirati.
Questa storia è stata pubblicata per la prima volta in Italia solo nel 2000, da una rivista (ormai chiusa) che si chiamava Express. In Giappone il primo capitolo è andato in stampa nel 1997. Uno dei pochi che hanno intercettato quel primo numero arrivato in Italia è Angelo Cavallaro. 36 anni, di origine napoletana ma residente a Londra per lavoro, Angelo è uno degli esponenti più importanti della community italiana di One Piece, dove è conosciuto meglio come Sommobuta. «La prima volta che ho letto One Piece avevo 16 anni. Ora ne ho 36. Dal primo capitolo mi sono accorto di essere davanti a un piccolo gioiello. Non avrei mai pensato potesse durare così tanto. Ma questo non era previsto nemmeno dall’autore, che inizialmente voleva chiudere l’opera in cinque anni».
Un viaggio collettivo attraverso i mari
Gli spoiler a inzio settimana. Le prime immagini sgranate in qualche lingua incomprensibile. Le traduzioni abbozzate in inglese e quelle più attente in italiano. Le discussioni sui forum, i video con le teorie, le critiche e i complimenti. Un rito, in larga parte non esattamente in linea con leggi sul copyright, che si ripete ogni settimana per chi si è appassionato all’opera di Eichiro Oda. Prima di venire tradotti in tutto il mondo, i capitoli escono in Giappone, uno a settimana. Un modo di leggere che da noi non è ancora molto diffuso. Mentre in Italia i manga vengono pubblicati in volumetti (per i pignoli tankobon) che raccolgono diversi capitoli, in Giappone ci sono riviste che pubblicano i singoli capitoli ogni settimana insieme a altre opere. Nella stessa rivista, la più nota è Weekly Shonen Jump, si possono così leggere capitoli singoli di storie diverse.
Questo rito ha creato una community che si incontra ogni settimana per discutere della sua opera preferita e scambiare critiche, riflessioni e teorie. Una community che nel corso degli anni è migrata da una piattaforma all’altra, come spiega Angelo: «Leggere manga 20 anni fa era molto diverso. C’erano meno mezzi per mettersi in contatto con altri lettori e il fumetto veniva ancora visto come una lettura di Serie B. Ora One Piece è diventata una lettura condivisa, che si ripete ogni settimana. Una lettura attraverso cui riusciamo a parlare di sotria, folcore, matematica e filosofia. È un universo fantastico contaminato da tantissime culture. Nel suo viaggio Luffy incontra un’isola ispirata a Venezia e una prigione ispirata all’Inferno della Divina Commedia».
Il
franchise sterminato di un fenomeno popolare
Oltre al manga, il franchise di One Piece è sterminato. C’è una serie anime ancora in corso con 956 episodi e 20 stagioni all’attivo, 14 film di cui l’ultimo One Piece Stampede uscito nell’agosto del 2019 e una produzione che rasenta l’infinito di gadget, dai pupazzetti alle cucce per cani, passando per bibite gasate, magliette e action figure. Per ultimo, Netflix è al lavoro a una serie tv con attori reali, progetto che i fan guardano con un po’ di diffidenza considerando il pessimo lavoro fatto dalla piattaforma di streaming con Death Note, altro manga di successo.
Rimanendo ai dati del manga e dell’anime, One Piece ha superato in termini di incassi tutto la triologia del Signore degli Anelli. Nel marzo del 2019 il manga aveva all’attivo circa 20 miliardi di dollari di incassi. E il trionfo è soprattutto in patria. In Giappone ci sono vagoni della metropolitana a tema, occhiali dedicati, profumi, cibo e bevande. C’è un parco dedicato ai personaggi nella Tokio Tower e a Kumamoto, la città natale dell’autore, ci sono statue dei protagonisti a grandezza naturale. I pirati di Luffy sono diventati eroi popolari.
Ancora cinque anni, o forse qualcosa in più
«Kaizoku ou ni ore wa naru!». Il capitolo 1000 di One Piece si intitola solo Luffy, Cappello di Paglia. Anche qui il protagonista pronuncia una frase che ripete dall’inizio del suo viaggio: «Io diventerò il re dei pirati!». Un sogno difficile, spesso deriso dai suoi avversari. Un sogno in cui nessuno da tempo è più riuscito a credere. Non sappiamo quanto ancora durerà questo viaggio attraverso i mari. In una messaggio rivolto ai fan Oda ha detto che ci avviciniamo all’«arco finale» di questa avventura. Ancora cinque anni, secondo alcune indiscrezioni. Forse di più, leggendo altre teorie. Nel frattempo #ThankYouOda.
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