Caos scuola, Ricciardi bastona il governo: «Non ha senso riaprire con questi numeri sul Covid». Crisanti: «Decidono al buio»
«Pensare di riaprire le scuole, con 20 mila casi al giorno, non ha senso». Il consulente del ministro della Salute, Walter Ricciardi, ha contestato le decisioni del governo sulla riapertura delle scuole. Nel giorno in cui circa 5 milioni di studenti faranno ritorno in classe, il professore di Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Roma ha sottolineato come l’emergenza Coronavirus sia ancora intensa e prendere provvedimenti tardivi potrà avere effetti drammatici. «Da noi come in altre nazioni – ha dichiarato al Il Messaggero – si rincorre l’epidemia, senza riuscire a fermarla».
«Quando ci sono così tanti casi, l’unica soluzione è limitare la circolazione delle persone il più possibile», ha insistito Ricciardi. Come si può pensare di rimettere in moto milioni di italiani? Quando avremo pochi migliaia di casi e saremo di nuovo in grado di tracciare e testare, allora sì, le scuole saranno le prime da riaprire». Meglio prorogare le chiusure più a lungo, dunque? Per Ricciardi è più che altro una questione di tempismo: «Bisogna invece avere il coraggio di fare i lockdown al momento giusto. Se li fai troppo tardi, con i numeri così alti, allora il confinamento durerà molto di più, come già hanno detto in Gran Bretagna».
Sul rischio di un nuovo aumento è più cauto Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova. «Se ci sarà una seconda ondata lo sapremo tra una settimana o due – ha detto a Sky Tg24 – perché i dati che abbiamo ora sono tutti falsati dall’andamento erratico dei tamponi durante le festività». Proprio come a settembre, anche stavolta, secondo Crisanti, le scuole «sono state riaperte al buio». «Credo sia inaccettabile – ha insistito – che dopo quattro mesi dall’implementazione delle misure di contenimento ancora non abbiamo dati per capire se hanno funzionato o meno».
Crisanti ha poi rilanciato la sua proposta di tracciamento per ridurre al minimo la diffusione del virus nelle classi: «Io prenderei un distretto scolastico in ogni zona, gialla, arancione o rossa, e aspetterei 20 giorni per vedere quello che succede. Aprirei le scuole in una provincia per vedere se queste misure funzionano, perché così abbiamo dei numeri. In queste aree farei test rapidi, questa volta, a tappeto, per capire se il virus si trasmette, così avremmo dei numeri per capire cosa dobbiamo fare».
Immagine di copertina: ANSA/CIRO FUSCO
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