Trump si arrende: «Il 20 gennaio ci sarà una nuova amministrazione». Scarica gli assalitori di Capitol Hill e spunta l’ipotesi di una grazia per se stesso – Video
È una resa parziale quella di Donald Trump che per la prima volta in un video su Twitter promette di «assicurare una transizione dei poteri tranquilla e ordinata» perché «una nuova amministrazione sarà inaugurata il 20 gennaio». Resa che arriva il giorno dopo la certificazione del risultato elettorale da parte del Congresso e dopo il clamoroso attacco a Capitol Hill dei suoi sostenitori e le sue quattro vittime.
E dopo aver soffiato sul fuoco della protesta, finché i suoi canali social non sono stati sospesi, il presidente uscente cambia registro e condanna le violenze: «È l’ora di raffreddare gli animi e di ripristinare la calma. Bisogna tornare alla normalità dell’America». Spariscono le accuse di brogli elettorali dalle parole di Trump, dopo settimane di ricorsi falliti per ribaltare il risultato del voto che ha portato alla vittoria di Joe Biden, che nel discorso di Trump non viene mai citato. Ma il presidente uscente non si dà per vinto e invoca una riforma elettorale e un nuovo percorso politico: «un viaggio che è solo all’inizio».
Quelli che ieri erano fan delusi, patrioti spinti dalla rabbia mentre assaltavano il Parlamento americano, oggi per Trump sono criminali da condannare: «Voi non rappresentate il nostro Paese. E coloro che hanno infranto la legge pagheranno». Scioccato per quel che è accaduto, Trump torna comunque a rivolgersi a fine intervento ai suoi sostenitori: «So che siete delusi, ma voglio anche che sappiate che il nostro incredibile viaggio è solo all’inizio».
L’ipotesi rimozione fino all’indagine sulle responsabilità per l’assalto al Congresso
Per tutto il giorno, ieri 7 gennaio, è cresciuta l’ipotesi della rimozione del presidente ancora in carica fino al 20 gennaio, quando Biden si insedierà alla Casa Bianca. Scenario invocato innanzitutto dai leader democratici Nancy Pelosi e Chuck Schumer, che in alternativa non hanno escluso il ricorso all’impeachment. Una soluzione drastica ancora considerata possibile, per quanto si siano detti contrati sia il vicepresidente Mike Pence, che prenderebbe il posto di Trump per gli ultimi giorni di presidenza, e il prossimo capo della Casa Bianca, Biden, che per quanto sia stato durissimo nel condannare il comportamento di Trump, ha detto di non essere interessato a discussioni che non aiutano a riunificare il Paese.
Il ricorso alla rimozione, sulla base del 25mo emendamento che la prevede anche in caso di oggettivo impedimento psicologico da parte del presidente, era stato valutato anche da fedelissimi di Trump come il segretario di Stato Mike Pompeo e quello al Tesoro Steven Mnuchin. Ma nel corso delle ore ad affacciarsi è anche un’eventuale incriminazione per quel che è successo il 6 gennaio a Capitol Hill, con il procuratore federale di Washington che starebbe ipotizzando i primi capi d’accusa per gli assalitori del Congresso, senza escludere Trump. E torna la voce che da giorni rimbalzava sui media americani, con il New York Times che rilancia l’idea del presidente uscente di auto graziarsi, per proteggersi da eventuali procedimenti giudiziari federali.
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