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Il complotto di #ItalyDidIt e la deposizione dell’hacker italiano sui presunti brogli americani: nessuna prova

10 Gennaio 2021 - 17:40 David Puente
Un documento in inglese associato a un avvocato catanese ha scatenato le teorie sul coinvolgimento dell’Italia nell’elezione fraudolenta di Joe Biden

Circola la foto di un documento del 6 gennaio 2021 utilizzato a sostegno della teoria dei brogli elettorali durante le elezioni americane del 2020. Chi lo ha condiviso sostiene che sia una «dichiarazione giurata» di un avvocato di Catania, il Prof. Alfio D’Urso, dove si sostiene che l’esperto informatico Arturo D’Elia avrebbe sfruttato il satellite Leonardo per manipolare il voto e consegnare la vittoria a Joe Biden ai danni di Donald Trump.

L’avvocato esiste, la firma pare essere la sua, tanto che circola un video in cui legge lo stesso documento davanti alla telecamera. Abbiamo contattato i legali di Arturo D’Elia, arrestato lo scorso dicembre 2020, che smentiscono categoricamente questo documento.

Per chi ha fretta

  • Il documento viene associato a un avvocato che non risulta essere legale di Arturo D’Elia.
  • La storia raccontata viene associata alla fantomatica teoria della violazione del voto tramite le macchine Dominion tramite un server in Germania.
  • Risulta strana l’operazione descritta per i presunti brogli elettorali, visto che le macchine Dominion non sono collegate in Rete.
  • L’avvocato di Arturo D’Elia smentisce il contenuto del documento circolato online.

Analisi

Ecco le parti interessanti del testo tradotto da alcuni siti online che sostengono la teoria:

Arturo D’Elia, ex capo del Dipartimento Informatico di Leonardo SpA, è stato accusato dalla Procura della Repubblica di Napoli per manipolazione dei dati tecnologici e impianto di virus nei principali computer di Leonardo SpA nel dicembre 2020.

D’Elia è stato depositato dal giudice del Consiglio a Napoli e in testimonianza giurata il 4 Novembre 2020, su istruzione e direzione di persone statunitensi che lavorano presso l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma, ha intrapreso l’operazione per trasferire i dati delle elezioni statunitensi del 3 novembre 2020 dal significativo margine di vittoria di Donald Trump a Joe Biden in un certo numero di stati in cui Joe Biden stava perdendo i totali dei voti.

L’imputato ha dichiarato che stava lavorando nella struttura di Pescara della Leonardo SPA e ha sfruttato le capacità di crittografia della guerra informatica di livello militare per trasmettere voti scambiati tramite satellite militare della Torre del Fucino a Francoforte, in Germania.

La notizia dell’arresto di Arturo D’Elia risale al 6 dicembre 2020, come riportato da La Stampa, mentre l’accusa riguarda una violazione informatica avvenuta tra il maggio 2015 e il gennaio 2017. Ad occuparsi del caso è la Procura di Napoli, ma per l’ex consulente esterno di Leonardo non risulta alcun riferimento a presunte azioni volte a violare il voto americano, accusa ben più grave rispetto all’altra.

La vicenda ruota sulla fantomatica teoria del voto manipolato tramite dei server in Germania, tema già trattato dai colleghi di Butac. Negli Stati Uniti vengono utilizzate modalità di voto diverse, tra queste il cosiddetto «voto elettronico» di Dominion utilizzato ad esempio in alcune zone della Pennsylvania che necessita comunque di un voto cartaceo utile per il riconteggio.

C’è un altro problema, le apparecchiature non sono collegate in Rete durante il voto e la società non le controlla affatto:

DOES DOMINION HAVE SERVERS IN GERMANY WHERE VOTES GET COUNTED?

No, all votes are counted in the U.S. by local election officials – not by Dominion. Voting systems are, by design, meant to be used as closed systems that are not networked (meaning not connected to the Internet). It is technologically impossible to “see” votes being counted in real-time and/or to “flip” them.

Volendo ignorare le dichiarazioni della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), agenzia governativa che ha definito le elezioni del 2020 le più sicure nella storia americana («the most secure in American history»), risulta estremamente difficile riscontrare la possibilità di una violazione informatica come quella descritta nel documento diffuso online.

Detto questo, a quale titolo un avvocato di Catania avrebbe informazioni di tale caratura? Quali sono le prove a suo favore? Partiamo dal fatto che l’avvocato Alfio D’Urso esiste e lo stesso si è prestato in video per leggere il documento in inglese. Troviamo il video, anche in formato MP4, nel sito Tickercandy.com in un articolo pubblicato il 9 gennaio 2021 dove viene riportato addirittura quello che pare essere il tesserino dell’Ordine degli Avvocati di D’Urso.

Sebbene legga in video il documento, bisogna constatare che la firma posta è molto simile a quella presente in un documento del 2016 dell’Università degli Studi “Magna Græcia” di Catanzaro (dove risulta un suo profilo web):

La fonte dell’avvocato? Secondo il documento circolato online sarebbe «un funzionario dei servizi di sicurezza dell’esercito», senza fornire il nome e di quale esercito (italiano o americano):

Prof. Alfio D’Urso, Avvocato, di Via Vittorio Emanuele, Catania 95131, Italia, fornisce il seguente resoconto dei fatti come comunicato in diversi incontri con un funzionario dei servizi di sicurezza dell’esercito di alto livello.

L’avvocato, nella sua lettera firmata, dichiara che Arturo D’Elia sarebbe disposto a parlare e a rivelare un presunto backup dei dati originali del voto americano in cambio di protezione per se stesso e per la sua famiglia:

L’imputato ha dichiarato che testimonierà a tutti gli individui e le entità coinvolte nel passaggio dei voti da Donald Trump a Joe Biden quando sarà in totale protezione per se stesso e la sua famiglia.

L’imputato afferma di aver assicurato in una posizione segreta il backup dei dati originali e dei dati scambiati in quanto gli è stata data istruzione di fornire prove in tribunale su questo argomento.

L’avvocato Alfio D’Urso non è il legale di Arturo D’Elia. Il primo contatto utile è quello dell’avvocato Damiano Cardiello, che si era occupato del caso fin dal primo momento a seguito dell’arresto, mentre un secondo contatto è l’avvocato Nicola Naponiello che, come riportato da Reuters il 22 dicembre 2020, risulta essere l’attuale legale. Contattato telefonicamente, Naponiello smentisce categoricamente il contenuto del documento diffuso online etichettandolo come una vera e propria «falsità».

Circolano ulteriori contenuti che fanno leva sul contenuto del documento, come possiamo vedere da un video dal titolo «Maria Zack Italy did it – Arturo Delia Admits to steal the USA elections!». Si tratta di una puntata del programma «America Can We Talk» condotto da Debbie Georgatos.

Nel video interviene Maria Strollo Zack di «Nations In Action», un gruppo di avvocati americano situato a Sarasota (Florida), il cui sito web pubblica il 5 gennaio 2020 un comunicato stampa intitolato «Press Release: Votes Switched throughout U.S. Presidential Race – Institute for Good Governance» dove viene richiesta l’immediata sospensione dei contratti americani con Leonardo SPA («Immediately strip Leonardo SpA of all contracts and seize assets»).

Risulta presente un allegato caricato su Google Drive contenente la versione integrale, non tagliata, della foto riportante il documento associato all’avvocato D’Urso, di fatto inserito nel comunicato di «Nations In Action» successivamente alla sua pubblicazione.

Lo spazio di archiviazione su Google Drive risulta di un tal Ken Jokisch, lo stesso titolare dello spazio di archiviazione di un altro documento linkato nel comunicato: un articolo del sito L’Unico, che si definisce «Quotidiano Sovranista», tradotto con il titolo «Conte, Leonardo SpA and the U.S. Embassy behind the Election Data Switch fraud to take out Trump» e ritenuto pubblicato il 5 gennaio 2021.

Vengono nominati i nomi di Leonardo Finmeccanica e il giornalista Cesare Sacchetti. Queste due informazioni ci portano all’articolo in italiano dal titolo «Conte, Finmeccanica e l’Ambasciata USA dietro la frode per far fuori Trump», ma questo risulta essere datato 29 dicembre 2020 e non 5 gennaio 2021. Il testo non riporta il nome di Arturo D’Elia o riferimenti al suo caso, ma ciò che risulta curioso è un nome all’interno dei metadati del file PDF riportante l’articolo tradotto: Michele Roosevelt Edwards.

Il nome non è nuovo, è lo stesso della presidente di Usaerospace Partners intervenuta il 24 giugno 2020 presso la Commissione Trasporti in merito alla manifestazione di interesse presentata per Alitalia. Non è possibile, al momento, risalire a una prima pubblicazione del documento PDF in questione che, per quanto possibile, potrebbe essere ricevuto e pubblicato già manipolato inserendo il nome di Michele Roosevelt Edwards.

Visto il contenuto del comunicato stampa diffuso da «Nations In Action» e il successivo inserimento del documento (non risulta, infatti, linkato nella sua prima versione), chiederemo un chiarimento alla presidente di Usaerospace Partners Michele Roosevelt Edwards che potrebbe essere ingiustamente associata all’attività di «Nations In Action» visto che si occupa di una società concorrente in alcuni campi con la stessa Leonardo Spa. Vi terremo aggiornati.

Conclusioni

Il documento circolante online viene fortemente associato all’avvocato catanese, un documento che non può essere ritenuto prova soprattutto in mancanza di una fonte attendibile.

Visto il sistema di voto Dominion, e viste le dichiarazioni del Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), non risulta possibile che sia avvenuto un attacco informatico tale da aver compromesso il voto negli Stati Uniti.

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