Mancano gli infermieri per le vaccinazioni, flop del concorso di Arcuri. I sindacati: «Cercano precari pagati male»
È andato praticamente deserto il concorso di dicembre che Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, ha indetto anche per far fronte agli sforzi di personale richiesti dalla campagna vaccinale. Sono stati banditi 12 mila posti da infermieri, ma solo 3.980 hanno risposto alla chiamata. «Temiamo che le somme che verranno offerte agli infermieri da parte delle agenzie interinali fungano da deterrente», sostiene Antonio De Palma, presidente del sindacato Nursing Up. Lo stipendio previsto è, infatti, di 3.077 euro lordi, che si trasformano in 1.500 euro netti in busta paga, per un contratto breve: nove mesi di lavoro, poi bisogna rimettersi alla ricerca.
«Mettiamoci nei panni di chi, dal Sud Italia, dovesse essere chiamato da una delle agenzie interinali selezionate magari al Nord – afferma De Palma -. Quanti, da Palermo a Milano, con un affitto da pagare, accetterebbero questo incarico per la durata di soli nove mesi?». Effettivamente, al bando di Arcuri hanno risposto professionisti per solo un terzo dei posti disponibili. È andata diversamente per la classe di concorso dei medici, dove sono arrivate 14.808 domande per 3 mila posti. È indubbio che l’aspetto economico ha influito sulla decisione degli infermieri di disertare il bando.
In generale, «oggi non ci sono più infermieri in Italia – fa notare a La Stampa Andrea Bottega, segretario nazionale di Nursind -. Abbiamo raschiato il fondo del barile per far fronte all’emergenza. Il nostro Paese può contare su appena 557 infermieri ogni 100 mila abitanti, contro i 1.023 della Francia e i 1.084 della Germania». Una proposta contrattuale poco alettante e una carenza endemica di personale avrebbero dato esito fallimentare al bando di Arcuri. Ed è evidente che la mancanza di operatori sanitari finirà per rallentare anche la campagna vaccinale.
I dubbi sul concorso: dalla sicurezza ai contratti
Ai nuovi infermieri è richiesta la disponibilità a eseguire le vaccinazioni con una produttività basata su sei vaccini all’ora, per un totale di 37 ore settimanali nei centri vaccinali. A disincentivare la partecipazione a bando ci sarebbe anche una questione di sicurezza personale. In nessun punto contrattuale è previsto che gli infermieri che somministreranno le dosi del farmaco anti-covid ricevano, a loro volta, il vaccino. «Si è perso tempo in campagne simboliche quando in Italia ci sono 253 mila infermieri negli ospedali pubblici che ancora aspettano di ricevere la loro dose», rincara De Palma.
Sembra, però, che il nodo centrale della questione riguardi il trattamento economico previsto dal bando di Arcuri che ha dato mandato di assumere a cinque agenzie interinali. «Parliamo di stipendi da 1.500 euro, senza nessuna prospettiva. Mentre la Asl di tutta Italia hanno fatto bandi da 24 e 36 mesi per arruolare personale e stabilizzarlo», spiega Francesco Coppolella, della sezione piemontese del sindacato Nursind. Il segretario nazionale, Bottega, nell’intervista alla Stampa pone anche l’accento sulla salute degli infermieri: «Siamo stremati. Alcuni colleghi hanno perso 20 chili da marzo a oggi, sono irriconoscibili – e conclude -. Quando tutto questo sarà finito, bisognerà prendersene cura, perché loro non saranno più in grado di farlo. Né per se stessi, né per gli altri».
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