Scuola, rientro in presenza solo in tre regioni. Dai trasporti all’assenza di dati, le ragioni dell’ennesimo flop
Il via libera era arrivato lo scorso 4 gennaio, quando il Consiglio dei ministri aveva scelto l’11 come data di rientro in presenza del 50% degli studenti delle scuole superiori. La giornata di oggi, però, ci parla più di un altro flop dell’organizzazione Azzolina che di una vera e propria ripartenza. Saranno solo 3 le Regioni a seguire quanto indicato dal governo dopo lo stop imposto dal Coronavirus: Toscana, Valle d’Aosta e Abruzzo. Sedici, invece, quelle che rimanderanno: Lazio, Lombardia, Liguria, Piemonte, Emilia Romagna, Sicilia, Sardegna, Calabria, Marche, Veneto, Campania, Umbria, Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Puglia e Molise.
A non aver convinto i presidenti di Regione è stato principalmente il ritardo sui dati del monitoraggio nazionale, arrivati solo venerdì 8 gennaio. Poi, la curva di contagi e decessi in ripresa ha convinto anche chi si era lanciato a fare un passo indietro. In definitiva, permangono dubbi sull’effettiva sicurezza del modello proposto dal governo per il rientro in classe. E non si tratta solo di interrogativi provenienti dalle giunte d’opposizione: il tradimento politico nei confronti della ministra del Movimento 5 Stelle arriva dai governatori di partiti di maggioranza, soprattutto appartenenti al Partito Democratico. La ministra è innervosita soprattutto dal passo indietro di Nicola Zingaretti nel Lazio, che aprirà non prima del 18, e dal dietrofront di Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, che ha prorogato la Didattica a distanza fino al 28.
La Campania di Vincenzo De Luca – democratico che ha fatto della sua opposizione al governo (soprattutto nei confronti dell’odiato M5s) la cifra della sua campagna elettorale per le regionali – non si sforza nemmeno di presentare una data. Forse dal 25 gennaio, ma gradualmente, e solo se i numeri lo consentiranno. Michele Emiliano in Puglia mantiene la delega della Didattica integrata per le famiglie che non si fidano a mandare a scuola i figli fino al 17 gennaio. Conferma la riapertura oggi invece la Toscana di Eugenio Giani, complice anche la buona condizione epidemiologica illustrata nell’ultimo monitoraggio Iss.
Il calendario delle Regioni per le superiori
- Abruzzo: in classe dal 11 gennaio
- Basilicata: Dad fino al 30 gennaio
- Bolzano: in classe già dal 7 gennaio
- Calabria: 1 febbraio
- Campania: ritorno graduale, medie e superiori dal 25 gennaio
- Emilia Romagna: in classe dal 25 gennaio
- Friuli Venezia Giulia: didattica integrata fino al 31 gennaio
- Lazio: superiori in Dad fino al 18 gennaio
- Liguria: si prosegue in Dad fino al 18 gennaio
- Lombardia: in classe dal 25 gennaio
- Marche: Dad fino al 31 gennaio.
- Molise: si riparte il 17 gennaio
- Piemonte: superiori in classe dal 17 gennaio
- Puglia: didattica integrata fino al 16 gennaio
- Sardegna: rientro il 1 febbraio
- Sicilia: gli studenti delle superiori restano i Dad fino al 30 gennaio
- Toscana: ritorno in classe per le superiori l’11 gennaio
- Trento: studenti tornati già dal 7 gennaio
- Umbria: classi aperte dal 25 gennaio
- Valle d’Aosta: confermato il rientro l’11 gennaio
- Veneto: studenti in Dad fino al 31 gennaio
I dati incerti che peggiorano la situazione
È certo che, senza un quadro chiaro del contesto, le cose si fanno più complicate. Da una parte ci sono i report internazionali e dell’Iss che danno ragione alla ministra: solo il 2% dei focolai sarebbe partito dalle scuole durante le riaperture autunnali. Dall’altra, in assenza di dati puntuali sui contagi – che illustrino, ad esempio, il rischio legato ai trasporti pubblici – sindacati, professori e amministrazioni locali chiedono tempo. Anche perché la decisione sulla data di riapertura è stata presa prima ancora che venissero forniti i dati del monitoraggio sulle zone a rischio della Cabina di Regia, e molte Regioni hanno scelto la prudenza.
Rappresentanze e alcuni politici, come Matteo Renzi, chiedono anche che venga anticipata la vaccinazione di docenti e personale Ata. La ministra ha fatto sapere di essersi confrontata con il Comitato tecnico scientifico a riguardo, che per il momento rimane cauto sulle decisioni e propende per mantenere come prioritaria la somministrazione al personale sanitario.
Intanto, studenti e professori scendono in piazza per protestare contro un sistema che ha dato la priorità alla riapertura di bar e negozi, dimenticando l’emergenza scolastica. E dalle critiche non si salva nemmeno Azzolina, messa all’indice per non essere riuscita a creare le condizioni favorevoli a un ritorno sui banchi. L’impressione, che ormai si fa sempre più certezza, è che a fare le spese di provvedimenti confusi e tardivi siano in primis la scuola e le nuove generazioni.
Immagine di copertina: ANSA/MATTEO CORNER
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