Scegliere chi salvare e chi no con «risorse scarse»: la scelta durissima per i medici nel nuovo piano pandemico
La pandemia da Coronavirus accelera, la curva dei contagi sale, così come il numero di decessi e gli ingressi nelle terapie intensive. Per non appesantire i servizi ospedalieri, il ministero della Salute chiede di scegliere chi curare privilegiando i pazienti che risponderanno meglio alle terapie, nell’ipotesi che le scorte di attrezzature e farmaci fossero insufficienti. In poche parole i sanitari dovranno essere in grado di garantire una risposta veloce, creando in poco tempo nuovi posti nelle rianimazioni, e, per farlo, si dovrà puntare su scorte di farmaci, vaccini e sulla formazione continua dei medici.
Le nuove disposizioni sono contenute nella bozza del piano pandemico 2021-2023, redatta dopo lo scandalo della vecchia versione mai aggiornata. «Lo squilibrio tra necessità e risorse disponibili può rendere necessario adottare criteri per il triage nell’accesso alle terapie. Non è consentito agire violando gli standard dell’etica e della deontologia, ma può essere necessario, per esempio, privilegiare il principio di beneficialità». Il testo, presentato dal dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, sarà sottoposto alle Regioni e indica una serie di misure per fronteggiare le pandemie future.
La questione etica
A far subito discutere è l’aspetto etico della faccenda. Come si può infatti chiedere ai medici, che prestano un giuramento ben preciso a inizio carriera, di “discriminare” i pazienti sulla base di una ipotetica risposta a farmaci e trattamenti? «È solo una bozza informale condivisa con i soggetti interessati e destinata a raccogliere indicazioni e modifiche», dicono ad Ansa alcune fonti del Ministero della Salute. Gli operatori sanitari, si legge nella bozza, «sono sempre obbligati, anche durante la crisi, a fornire le cure migliori, più appropriate, ragionevolmente possibili. Tuttavia i principi di etica possono consentire di allocare risorse scarse in modo da fornire trattamenti necessari preferenzialmente a quei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarne beneficio».
Il documento
Garantire mascherine e dispositivi di protezione, effettuare esercitazioni e studiare una precisa catena di comando. Questo uno dei punti fondamentali contenuti tra le 140 pagine del documento. La prevenzione diventa così il principio fondamentale «per il rapido sviluppo di farmaci antivirali antiinfluenzali e vaccini pandemici contro virus influenzali aviari che si dimostrino in grado di passare all’uomo». Cruciale, viene scritto, è pure garantire la disponibilità di forniture annuali di vaccino contro l’influenza stagionale «da fonti nazionali o internazionali e disporre e mantenere una riserva nazionale/regionale di farmaci antivirali durante la fase inter-pandemica definendo le modalità di accesso alle riserve». Riferendosi ai Piani regionali, nella bozza si sottolinea che questi «devono essere attuati dopo 120 giorni dall’approvazione del Piano nazionale e ogni anno va redatto lo stato di attuazione». Infine, incrementare ed affinare i metodi della comunicazione per evitare di incappare nelle fake news.
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