Le ministre Iv verso le dimissioni, salvo una mediazione al fotofinish. Poi Conte parlerà con Mattarella
L’orario si è spostato di qualche ora. Ma il clima politico non è cambiato di molto. Per il governo Conte due la crisi è ormai praticamente certa. E’ vero, però, che stanotte il consiglio dei ministri che doveva essere decisivo non lo è stato. Matteo Renzi in serata ha deciso di spostare l’eventuale showdown a domani, per di più di pomeriggio. Alle 17.30 farà una conferenza stampa, assieme a Elena Bonetti, Teresa Bellanova e Ivan Scalfarotto, i tre membri del governo in quota Italia Viva. Per annunciare le dimissioni? Quasi certamente sì, prova ne è il fatto che a mezzanotte, mentre il Consiglio dei ministri è agli sgoccioli, le ministre Bonetti e Bellanova annunciano l’astensione sul Recovery fund perché nel programma non è stato annunciato il Mes.
L’ultimatum di Palazzo Chigi
La giornata di oggi è stata probabilmente quella di peggior tensione di tutta questa guerra fredda interna alla maggioranza. A fine mattinata Conte ha alzato la posta, affidando ad una nota l’ultimatum che, almeno ad oggi pomeriggio, chiude la strada al Conte ter: «Se il leader di Italia Viva Matteo Renzi si assumerà la responsabilità di una crisi di governo in piena pandemia, per il presidente Giuseppe Conte sarà impossibile rifare un nuovo esecutivo con il sostegno di Italia Viva». Renzi, per tutta risposta, ha fatto sapere che la decisione era presa: le ministre Iv si sarebbero dimesse. Stanotte o domani mattina. Poi, l’appuntamento è slittato al pomeriggio.
Nel frattempo, i principali partiti della maggioranza hanno messo in campo varie forme di pressing. Andrea Orlando ha dichiarato che, se il governo cade, non ci sarà un governo di unità nazionale né una nuova alleanza di centro sinistra e Goffredo Bettini, che ha sempre maggior peso sul suo partito, ha picchiato duro: «La crisi è incomprensibile, non ha nessun fondamento reale”. Dalle parti del Movimento cinque stelle si accredita invece la tesi di un rimpasto – con o senza crisi di governo – che però porterebbe ad una ripartenza, anche se con una squadra ampiamente modificata.
Mes o niente
In serata, però, la linea tenuta dall’ex segretario del Pd durante la trasmissione Carta bianca, su Rai3, rimane durissima. Basti citare solo l’ultima condizione che ha messo per il consiglio dei ministri in corso nella notte, poi confermata dalle dirette interessate: «In Consiglio dei ministri chiederemo il Mes: se diranno sì al Mes, votiamo a favore, se diranno no, ci asteniamo». Messa così, manco a dirlo, i margini di mediazione diventano quasi inarrivabili.
Cosa succederà a questo punto? Inutile dire che nulla è davvero scontato, se è vero che le riunioni e i contatti vanno avanti a qualunque ora del giorno e della notte. Lo scenario più probabile, però, è che le cose procedano come ha detto il leader di Italia Viva. Astensione al Cdm, riunione domani mattina e conferenza stampa per spiegare le dimissioni, domani pomeriggio. Giuseppe Conte dovrà riferire al Quirinale la nuova situazione politica e, probabilmente, annuncerà di voler cercare i voti in parlamento.
Il presidente della Repubblica tiene moltissimo al rispetto delle regole formali, dunque ha evitato le pressioni in questo periodo e le eviterà anche parlando direttamente con il premier. Spiegherà, però, gli scenari possibili, almeno dal suo punto di vista. Quel che filtra è che il Quirinale è contrario a maggioranze che non siano “politiche”: responsabili trovati qua e là o, ancor peggio, un governo di minoranza. Lo scenario che sarebbe maggiormente auspicabile sul Colle, sarebbe quello di dare a Renzi un riconoscimento “politico” e “visibile” e lasciare che Conte resti alla guida del governo, senza modificare la maggioranza.
L’alternativa del voto è certamente impopolare in parlamento, ma non impossibile. Come ha raccontato ad Open Andrea Cangini di Forza Italia, in parlamento sono in molti a pensare che a Conte lo scenario non dispiacerebbe, per Renzi sarebbe un’alternativa molto più complessa. Basteranno questi elementi a frenare la crisi? Difficile a dirsi. Sempre dal punto di vista formale, però, se Conte insisterà ad andare in aula, il Quirinale non potrà opporsi.
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