Coronavirus, Galli: «Ospedali sovraccarichi. Con questi ritmi finiremo di vaccinare oltre il 2021»
Secondo Massimo Galli la situazione dell’epidemia di Coronavirus a quasi un anno dai primi casi in Italia è «disastrosa». E a nulla sono valsi i cromatismi regionali perché ora come ora la situazione è in peggioramento. Il dato più preoccupante, per l’infettivologo del Sacco di Milano, è che gli ospedali sono sovraccarichi di pazienti: le terapie intensive sono stressate, i ricoverati hanno raggiunto numeri troppo alti. Questo perché continua a salire il dato «degli infettati», spiega in un’intervista a Il Messaggero. L’intero sistema, sembra essere fuori controllo: accade quando «si fanno meno test in generale, perché prima veniva richiesto a molte persone, compresi i viaggiatori, mentre nel periodo natalizio c’è stata come una pausa e ultimamente ottiene il tampone solo chi ha forti motivazioni invece che una storia di contatti pericolosi», dice Galli. Se poi c’è chi parla di nuova ondata, l’infettivologo è invece convinto che dalla seconda, partita quest’estate, non siamo ancora usciti. «Le misure, imposte dal Governo, non l’hanno annientata. Ora c’è un aumento dei parametri che ci preoccupano di più, come i ricoveri, e una discreta stanchezza sia nella ricerca del contagio sia nell’applicazione delle regole. Nei prossimi dieci giorni capiremo quanto pagheremo le festività e poi speriamo non arrivi anche una terza ondata».
Lockdown, zone a colori e vaccini
Galli non crede, come Crisanti, che serva un lockdown duro, piuttosto sarebbe meglio «pensare a provvedimenti da coniugare con il piano dei vaccini. Se ci sono le dosi sufficienti si può pensare a una chiusura in tempi brevi per abbassare il contagio e favorire una vaccinazione di massa». Un progetto per cui si dovrebbero rinforzare le zone rosse: «Le regioni gialle non sono servite a molto. Se ci fossero le dosi necessarie le zone rosse aiuterebbero a limitare la diffusione e a favorire la vaccinazione, dunque si costruirebbe una doppia barriera anti virus». Galli è preoccupato dal modo in cui verranno organizzate le prossime somministrazioni. «Con il ritmo di adesso basta fare i conti e si finisce oltre il 2021. Sarebbe meglio trovare il coraggio di fare delle scelte impopolari e dire che non ce n’è per tutti e subito». La soluzione, per l’infettivologo, sarebbe quella di «non vaccinare in questa prima fase i guariti, perché hanno già qualche tipo di protezione. Noi non siamo a quel livello di emergenza, ma gli inglesi addirittura rimandano la seconda dose».
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