Crisi di governo, Renzi conferma: le ministre Bellanova e Bonetti si dimettono. «La democrazia non è un reality show»
Una conferenza stampa attesissima e slittata di 45 minuti, alla luce del ramoscello d’ulivo offerto dal premier Giuseppe Conte dopo essere salito al Quirinale. Un appuntamento che, di fatto, apre la crisi: Matteo Renzi è con le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti, che confermano le loro dimissioni insieme al sottosegretario Ivan Scalfarotto. La mossa del presidente del Consiglio di oggi è di segno opposto rispetto a quanto accaduto ieri: «Si va avanti solo con tutte le forze di maggioranza e con un governo solido», dice Conte.
Ma non è bastato a fermare le dimissioni dei renziani nel governo. «Se proprio durante la pandemia non si rispettano le regole fondamentali della democrazia è un problema», affonda Renzi. «La democrazia non è un reality show o una story su Instagram». Con il premier è stato creato «un vulnus nelle regole del gioco, delle regole democratiche». Ora cosa accadrà? «Tocca al presidente del Consiglio, noi siamo pronti a discutere di tutto. Non abbiamo nessuna pregiudiziale né su formule né su nomi», risponde Renzi lanciando la palla nel campo del presidente del Consiglio. «Non si vota, si vota nel 2023», aggiunge.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Certo, una nuova esperienza di Italia Viva con Conte sarà molto difficile. «Un nuovo governo Conte? Non abbiamo veti su nessuno, né pregiudizi su alcuno. Andare in Parlamento non è una concessione ma un elemento fondamentale. Se vorrà venire, ci troverà in Parlamento. A lui la scelta. Ma come non c’è alcun veto o pregiudizio da parte nostra, sia chiaro che sia per questa maggioranza che per una eventuale forma diversa non c’è un solo nome per palazzo Chigi. Chi dice ‘o tizio o voto’ è irresponsabile».
E ancora: «Se hanno i responsabili, buon lavoro. Li hanno cercati? Sì. Secondo me non li hanno trovati. Non è detto che non li trovino domani. Ma se si vuole andare a un governo che si appoggia sui responsabili per noi è del tutto legittimo, non c’è alcun problema. Rivendichiamo la libertà di non farne parte. Non nel nostro nome».
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
«Il re è nudo»
«Il re è nudo. Risolviamo i problemi. Pensare di risolvere con un tweet, post o su instagram è populismo. La politica richiede il rispetto delle liturgie della democrazia. Poiché c’è la pandemia occorre rispettare le regole democratiche», attacca ancora Renzi, riferendosi all’utilizzo «in modo ridondante delle dirette tv, quello discutibile della delega ai servizi».
«Se serve dimettersi per affrontare la verità noi non abbiamo paura. Pensiamo si debbano affrontare i tre punti cardine che le ministre e il sottosegretario Scalfarotto hanno scritto a Conte. Il primo è di metodo: abbiamo fatto nascere questo governo contro il senatore Salvini che chiedeva i pieni poteri. Abbiamo combattuto accettando l’accordo con il Movimento 5 Stelle. I pieni poteri non li vogliamo dare a nessuno . Il secondo punto è il merito. C’è una drammatica emergenza da affrontare ma non può essere l’unico elemento che tiene in vita il governo», aggiunge Renzi.
«La crisi politica non è aperta da Italia Viva, è aperta da mesi», prosegue il senatore. «Nell’affermare fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica e nel ruolo istituzionale che ricopre, pensiamo che si debbano affrontare tre punti cardine».
Nessun governo con le destre
«Non c’è ipotesi di un nostro governo che ribalti e si butti con un accordo sulla destra. Non abbiamo mai fatto un governo con Salvini e non è questo il momento per iniziare», dice ancora il leader di Iv Matteo Renzi.
Il Mes
E poi c’è la questione Mes: sul Recovery Plan «passi importanti. Ma resta un grande problema, perché non si prende il Mes? Mes vuol dire più fondi per la sanità, non prenderli per un motivo ideologico è inspiegabile, irresponsabile», dice Renzi. Certo, in Parlamento «voteremo lo scostamento di bilancio, le misure anti-Covid e qualunque sarà il governo, saremo dalla sua parte sul decreto ristori». Sul controllo dei gruppi: «è evidente che non abbiamo il controllo: al Senato abbiamo 18 persone incredibilmente libere. Per quello che noi sappiamo o c’è un progetto per un programma di fine legislatura, noi ci siamo. Se il tema è se si formano i gruppi di responsabili, fai pure presidente. A me non risulta ci siano alcuni dei nostri ma non grido allo scandalo, penso sia un’occasione persa».
La versione di Bellanova
Nel frattempo «io come capo delegazione fino a questo momento non ho avuto una telefonata o un segnale per dire: abbiamo capito», dice Teresa Bellanova in conferenza stampa alla Camera. «Si parla di crisi e non si agisce», aggiunge la ministra dimissionaria. «Non c’è un programma per governare a fine legislatura. Un governo non si tiene in piedi perché fa il dpcm. Quello è l’emergenza, ma durante l’emergenza oltre a fare un decreto ristori, devi porti il problema della crisi, che esiste. In questo Paese stanno aumentando le diseguaglianze. Puoi continuare ad avere risorse e opere e non avere i commissari? Noi la legge di bilancio abbiamo contribuito a scriverla ma assumiamo la responsabilità con il Paese, ma se il presidente del Consiglio neanche si presenta in Aula…».
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