La sesta dose nelle fiale di Pfizer non è un regalo: perché ora si rischia un taglio delle forniture di vaccini
Pfizer, il colosso farmaceutico che ha sviluppato con l’azienda BioNTech il vaccino anti-Covid con cui si è dato il via alle vaccinazioni in Italia e nel resto d’Europa, potrebbe decidere di inviare meno fiale di fornitura ai diversi Stati membri. Un’ipotesi che sta prendendo piede dopo le prime somministrazioni del vaccino, quando gli operatori medico-sanitari in tutto il mondo si sono resi conto che all’interno di ogni flacone risultano essere presenti e utilizzabili non 5 dosi di vaccino (come inizialmente previsto), ma 6. E tenendo conto che le forniture acquistate dai diversi Stati variano non per numero di fiale, ma per numero di dosi, quella sesta dose in più potrebbe far decidere a Pfizer, anche al netto della grande pressione produttiva, di ridurre il numero di fiale da consegnare da cui ricavare le successive 6 dosi.
Un dosaggio certificato già lo scorso 8 gennaio dal Comitato per i medicinali per l’uso umano dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, a cui ha fatto seguito l’indicazione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e del ministero della Salute di procedere all’estrazione di sei dosi per ciascuna fiala del vaccino Pfizer. Anche per questa ragione esistono regioni, come la Campania, che rispetto alle previsioni calcolate su 5 dosi di vaccino per ogni flacone, utilizzando le 6 dosi ha superato la somministrazione della prima partita di fornitura andando oltre il 100% delle dosi consegnate. C’è però un rischio, opposto: quello di non riuscire a utilizzare correttamente tutte e sei le dosi presenti nel flacone, ma solo cinque, lasciando così un “fondo” che andrebbe buttato. In tal senso l’Ema aveva infatti specificato di non mischiare i “residui” delle dosi tra i vari flaconi per creare nuove dosi di vaccino, “raschiando il fondo” di fiale differenti.
Le mosse di Pfizer
Pfizer, dal canto suo, potrebbe quindi decidere o di mandare meno fiale ai vari Paesi, inclusa l’Italia, o di far pagare successivamente le dosi in più fatte pervenire ai diversi Stati. Il secondo scenario, tuttavia, sembra essere abbastanza improbabile e una via difficilmente percorribile, ma resta comunque un’ipotesi sul tavolo. Nel frattempo, in Italia, con l’arrivo delle forniture del vaccino di Moderna e la speranza che venga dato presto il via libera all’uso di quello di AstraZeneca, continua il confronto tra Governo e Regioni non solo per fare il punto sull’andamento delle vaccinazioni (che procede in ordine e tempo sparso tra le varie realtà locali), ma per stilare le liste di priorità vaccinale dividendo in fasce la popolazione, anche sulla base delle forniture che man mano sono in arrivo e sulla base delle caratteristiche proprie di ciascun vaccino.
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