Tre regioni in zona rossa. Dodici in arancione. Lombardia e Bolzano fanno ricorso
Negli ultimi sette giorni, l’indice di trasmissibilità calcolato sui casi sintomatici è risultato pari a 1,09 (con una forbice tra 1,04 e 1,13). Lo rende noto l’Iss nel suo monitoraggio settimanale sull’andamento dell’epidemia da Coronavirus in Italia facendo notare come l’indice Rt è in aumento da cinque settimane. Per questo, e seguendo altri valori, due Regioni e una provincia autonoma passano in zona rossa. Si tratta di Lombardia, Sicilia e della provincia di Bolzano. Quest’ultima, insieme alla regione governata da Attilio Fontana, hanno già annunciato che faranno ricorso. Immediata la risposta del ministro della Salute Roberto Speranza: «Rispettare ordinanze per non perdere controllo del contagio. Le ordinanze sono costruite sulla base di dati oggettivi e indirizzi scientifici. Hanno la finalità di contenere il contagio in una fase espansiva dell’epidemia. Per questo rispettarle è decisivo se non si vuol perdere il controllo del contagio».
Sono invece nove le regioni che diventano arancioni:
- Abruzzo
- Friuli Venezia-Giulia
- Lazio
- Liguria
- Marche
- Piemonte
- Puglia
- Umbria
- Valle D’Aosta
Restano in area arancione Calabria, Emilia-Romagna e Veneto. Le Regioni e le provincie più virtuose, e quindi ancora gialle, sono:
- Campania
- Sardegna
- Basilicata
- Toscana
- Molise
- Provincia autonoma di Trento
La decisione, come ogni settimana, è stata presa da Speranza sulla base dei dati analizzati dall’Iss. Come previsto anche nell’ultimo Dpcm: se una regione registra un indice Rt pari a 1 passa automaticamente in zona arancione. Se l’indice invece è uguale o superiore a 1,2 si passa automaticamente in zona rossa.
«Questa settimana – spiega l’Iss – si conferma il peggioramento generale della situazione epidemiologica nel Paese già osservato la settimana precedente con un aumento del rischio di un’epidemia non controllata». L’altro parametro che preoccupa le autorità sanitarie e il governo è quello relativo all’incidenza dei casi. È in questo caso il Veneto a registrare l’incidenza di contagi più elevata con 365,21 positivi ogni 100 mila abitanti. Seguito dalla Provincia autonoma di Bolzano (320,82), l’Emilia Romagna (284,64), e il Friuli Venezia-Giulia (270,77). Tutto il territorio – aggiunge l’Iss – è ancora lontano da livelli che permetterebbero il completo ripristino dell’identificazione dei casi e il tracciamento dei loro contatti. «Il Sistema sanitario nazionale ha mostrato i primi segni di criticità – si legge – quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100 mila abitanti in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate».
Iss: «Possibile un nuovo rapido aumento di casi: si consiglia di rimanere a casa il più possibile»
E in tal senso, come ribadito nel report dell’Istituto Superiore di Sanità, «si osserva un aumento complessivo del rischio nel Paese dovuto ad un aumento diffuso della probabilità di trasmissione di SARS-CoV-2, in un contesto in cui l’impatto sui servizi assistenziali rimane alto nella maggior parte delle Regioni». L’epidemia – sottolinea l’Iss – resta in una fase delicata e un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale».
«Tale tendenza a livello nazionale – si legge ancora – sottende infatti forti variazioni inter-regionali con alcune regioni dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive». Gli esperti dell’Istituto Superiore di Sanità confermano la «necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone», ribadendo come sia di fondamentale importanza che «la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile».
Brusaferro: «Siamo in una fase delicata in cui sono richieste rigorose misure di mitigazione»
La curva dell’occupazione dei posti in letto in terapia e area medica si è invece un po’ fermata, «ma la probabilità che si possa però superare la soglia critica riguarda molte regioni ed è opportuno intervenire tempestivamente», ha commentato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. A diminuire lentamente è la curva della mortalità, che comunque continua a presentare numeri elevati. Anche l’incidenza dei casi sembra aver subito un incremento contenuto grazie agli sforzi fatti negli ultimi 15 giorni. «Siamo quindi in una fase delicata in cui sono richieste rigorose misure di mitigazione per fare sì che la curva si appiattisca sempre di più e poi possa decrescere anche in una stagione caratterizzata dall’influenza», ha commentato Brusaferro.
Rezza, vaccini: «6-8 mesi per immunità di gregge»
«Questa settimana si registra un lieve aumento dell’indice Rt che si fissa intorno a 1,09 a livello nazionale – spiega il professor Giovanni Rezza, direttore della Prevenzione del ministero della Salute -. Anche il tasso di incidenza di Covid-19 nel nostro Paese tende lievemente ad aumentare, e raggiunge i 369 casi per 100.000 abitanti. Questo influisce sull’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, che sono ancora al di sopra della soglia critica».
«Naturalmente – prosegue il professor Rezza – durante il periodo festivo la tendenza all’aggregazione potrebbe aver influito su un amento della velocità di circolazione, ma è stata contenuta grazie a opportune misure di prevenzione e controllo». E se da una parte le misure hanno aiutato a frenare la corsa del virus – prosegue – dall’altra ci vorranno ancora 6-8 mesi perché con i vaccini si riesca a raggiungere l’immunità di gregge: «Entro fine mese o inizio febbraio – ha aggiunto – comincerà la fase di vaccinazione degli over-80».
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