A Milano licei occupati contro la Dad. Gli studenti: «Tutte la mattine davanti a un pc. Senza contatto umano ci sentiamo soli»
Continua a Milano la protesta degli studenti contro la Didattica a distanza (Dad). Dopo il liceo classico Manzoni occupato il 12 gennaio, questa mattina alcune decine di ragazzi e ragazze dei collettivi studenteschi hanno occupato il classico Tito Livio e lo scientifico Severi-Correnti, per chiedere di tornare a scuola in presenza il prima possibile. Al Tito Livio, nel pieno centro storico della città, gli studenti hanno dato vita a un presidio di confronto nel cortile interno per elaborare un documento che metta insieme le loro proposte per tornare sui banchi. Mentre al Severi-Correnti, in zona Sempione, hanno portato i banchi nel cortile per seguire le video-lezioni. Sulla facciata della scuola hanno appeso uno striscione con la scritta: «Avevate in mano il nostro futuro e ce l’avete tolto». Poi si sono auto-tassati per pagare un medico che potesse fare a tutti dei tamponi rapidi e una volta avuto l’esito negativo hanno fatto ingresso nell’edificio «per occuparlo in sicurezza». Hanno iniziato a fare i tamponi a mezzogiorno e hanno finito nel pomeriggio.
Anche il liceo scientifico Volta è stato occupato. Nel pomeriggio è previsto un presidio per supportare i ragazzi che manifestano per la riapertura della scuola, con una serie di interventi degli studenti: «Oggi noi studenti del Collettivo Volta siamo entrati a scuola per poter vivere in totale sicurezza uno spazio che è sempre stato nostro e a cui non potevamo accedere da tempo. Occupiamo per riportare l’attenzione pubblica sulla necessità di avere l’istruzione in presenza sempre, a prescindere dal colore della zona». Al liceo scientifico Steiner, invece, studenti, professori e membri del Comitato in difesa della scuola sarebbero stati «cacciati» dal dirigente scolastico: hanno quindi continuato a seguire le lezioni dall’esterno dell’istituto.
In molte scuole superiori di Milano c’è fermento in attesa di sapere se dal 18 gennaio si potrà tornare in aula, dopo la sentenza del Tar della Lombardia che ha sospeso l’ordinanza regionale che prevedeva la didattica a distanza fino al 24 gennaio. Ma il governatore Attilio Fontana ha già anticipato che «lunedì comunque saremo in zona rossa e le scuole rimarranno chiuse». Open ha raccolto la voce di Giovanni, 18 anni, rappresentante dell’Unione degli studenti di Milano:
Sto andando al Volta in questo momento, a sostenere l’occupazione. La nostra principale richiesta è di tornare a scuola in presenza, ma sappiamo che il ritorno non può essere immediato, perché non sarebbe sicuro. Per questo noi non chiediamo solo di tornare in classe, ma di tornarci in sicurezza, non come è stato fatto a settembre. Il che passa da un investimento sui trasporti e da una riforma radicale della scuola. Servono una legge nazionale sul diritto allo studio, maggiori finanziamenti per l’edilizia scolastica che permettano di superare le classi-pollaio e un metodo diverso per la didattica. E poi fondi per i trasporti e per il tracciamento dei contagi, che soprattutto qui a Milano è mancato
Ma se lunedì in Lombardia ci sarà la zona rossa, le occupazioni andranno avanti comunque?
Noi non ci fermeremo. Indipendentemente dal restare o meno dentro le scuole occupate, che vista la situazione sanitaria è possibile fino a un certo punto, le mobilitazioni e le occupazioni non si fermano qui. Per noi la scuola può e deve essere un luogo sicuro. In questo momento i giovani e gli studenti sono abbandonati a loro stessi da tutti i partiti politici. I tagli alla scuola li hanno fatti tutti negli ultimi 20 anni, sono anni che si fanno politiche che non puntano a investire sui giovani, ma solo a conquistare un voto in più nell’immediato. Nel Next Generation Eu, che in Italia si chiama Recovery Fund e già questo è significativo, per la scuola ci sono ancora solo briciole. La somma dei tagli fatti negli ultimi anni supera abbondantemente quello che viene stanziato adesso. Con la pandemia sono aumentati i casi di problemi psicologici tra gli adolescenti. Tornare a scuola in presenza e in sicurezza sarebbe certamente un progresso anche da questo punto di vista, un avanzamento per la socialità, per lo stare tra compagni. Adesso lo studente medio si alza la mattina, sta davanti al pc, non si stacca fino alle 14 o 15… poi deve studiare… al massimo fa una video-chiamata con gli amici la sera, ma senza un contatto umano ci si sente soli. Con l’aumento della curva epidemiologica, non pensiamo di fare grandi manifestazioni pubbliche. Ma abbiamo iniziato una campagna nazionale, Cantiere Scuola, per mettere a punto una riforma che venga dal basso. Un documento nazionale, per dire come vogliamo che sia la scuola del futuro
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Video: Ansa Video
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