Coronavirus, la pandemia frena le migrazioni nel mondo: -30% nel 2020. In Amazzonia esaurite le scorte di ossigeno: allarme per 61 neonati in terapia intensiva
ONU
Due milioni di migranti in meno con la pandemia
Le migrazioni nel mondo si sono ridotte di un terzo nell’anno in cui è scoppiata la pandemia di Coronavirus. Secondo il rapporto «Migrazione internazionale 2020» delle Nazioni Unite, tra il 2019 e il 2020 le persone che hanno lasciato il proprio Paese di origine sono state due milioni in meno, arrivando a 281 milioni di persone con un calo del 30%. Stando al rapporto dell’Onu, due terzi dei migranti registrati vivono in 20 Paesi, a partire dagli Stati Uniti con 51 milioni di migranti, seguiti dalla Germania con 16 milioni, l’Arabia Saudita con 13 milioni, la Russia con 12 milioni e il Regno Unito con 9 milioni.
È l’India il Paese che ha visto partire più migranti, con 18 milioni di persone che si sono trasferite dal Paese di origine. Nell’anno della pandemia, è stata l’Europa con 87 milioni a registrare il maggior numero di migranti internazionali, seguita dal Nord Africa e l’Asia occidentale con circa 50 milioni ciascuno. In Europa c’è la quota maggiore di migrazione interna, con il 70% dei migranti europei che vive nel continente ma in un Paese diverso da quello di nascita.
BRASILE
La pandemia travolge l’Amazzonia dove sono finite le scorte di ossigeno
È scatta l’emergenza a Manaus, nello Stato dell’Amazzonia in Brasile, dove da alcuni giorni sono finite le scorte di ossigeno per gli ospedali. Con il virus che sta mettendo sotto pressione le strutture ospedaliere, è partita una corsa contro il tempo per salvare almeno 61 neonati ricoverati in terapia intensiva a Manaus, dove ormai le bombole sarebbero introvabili, secondo quanto riporta la Cnn brasiliana. Il ministero della Salute ha annunciato di aver recuperato bombole per altre 48 ore, mentre i governi di San Paolo, Minas Gerais, Paranà e Maranhao si sono resi disponibili per ospitare i primi pazienti nelle loro strutture.
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