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In Norvegia sono morte 23 persone a causa del vaccino di Pfizer? Facciamo chiarezza

16 Gennaio 2021 - 07:36 Juanne Pili
La Norvegia sta aggiornando le sue linee guida, prevedendo una valutazione preliminare dei pazienti più fragili. In ogni caso non è una prova di nocività del farmaco

L’Agenzia norvegese del farmaco (Statens legemiddelverk) ha emesso una nota che potrebbe generare allarmismi ingiustificati. Riguarderebbe il decesso di 23 persone anziane parallelamente alla loro assunzione del vaccino anti-Covid di Pfizer-BioNTech. Diverse testate seguite da lettori vicini a Mosca avevano aspramente criticato chi esprimeva dubbi sulla sicurezza del vaccino russo. Oggi non concedono sconti a Pfizer, e titolano riguardo alle vicende norvegesi: «23 morti dopo vaccinazione con preparato Pfizer-BioNTech». Ecco perché i fatti, così come riportati dalle fonti originali, non devono preoccuparci.

Cosa dice l’Agenzia del farmaco norvegese

L’Ente norvegese deve comunicare sempre le segnalazioni riguardanti «sospetti eventi avversi» associati alla vaccinazione anti-Covid, anche se le fonti non provengono sempre da esperti.

«Tutte le notifiche, indipendentemente dal fatto che siano segnalate da operatori sanitari o pazienti o ricevute da produttori di vaccini – spiega l’Agenzia in un disclaimer – finiscono nel registro delle reazioni avverse. I rapporti contengono messaggi di tutti questi attori».

La casa farmaceutica Pfizer aveva già pubblicato le specifiche riguardanti il suo farmaco, elencando i possibili eventi avversi, non riscontrandone di particolarmente gravi. Ad alimentare l’ansia c’è il fatto che le case farmaceutiche si tutelano da eventuali cause legali, elencando anche eventi avversi non dimostrati. Abbiamo visto infatti, che non è difficile vincere delle cause, presentando mere correlazioni spurie, ovvero senza dimostrare un rapporto causale.  

I 23 decessi riguardano un gruppo di anziani già piuttosto fragili. Di questi sono stati valutati 13 casi. Quando i vaccini vengono somministrati a persone con un organismo già compromesso, anche eventi avversi lievi «potrebbero – suggerisce l’Agenzia – aver contribuito a un decorso grave». Se da questo dato dovessimo dedurre che i vaccini anti-Covid sono pericolosi, allora dovremmo rinunciare a tanti altri farmaci, anche con eventi avversi davvero accertati.

Sì, perché qui fino a prova contraria abbiamo correlazioni temporali tra somministrazione del farmaco, presunti eventi avversi e decesso. A questo si aggiunge la già menzionata fragilità delle persone vaccinate. 

«I rapporti suggeriscono che reazioni avverse comuni ai vaccini a mRNA, come febbre e nausea, possono aver contribuito a un esito fatale in alcuni pazienti fragili – continua Sigurd Hortemo, medico capo dell’Agenzia norvegese.

Del resto, la tipologia di pazienti è al di là dei limiti suggeriti da Pfizer. Non si esplora sufficientemente la somministrazione in «pazienti con malattia instabile o acuta». Parliamo anche di pazienti «con età superiore agli 85 anni», secondo quanto riporta l’Agenzia.

Il problema dei pazienti più fragili

Molti pazienti anziani si trovano in case di cura con malattie pregresse. Questo rende piuttosto probabile che casualmente si riscontrino decessi tra questi individui, dopo la vaccinazione.

«In Norvegia, una media di 400 persone muore ogni settimana in case di cura e strutture di assistenza a lungo termine – spiega l’Agenzia – Non possiamo escludere che reazioni avverse al vaccino che si verificano entro i primi giorni dopo la vaccinazione (come febbre e nausea) possano contribuire a un decorso più grave e a esiti fatali nei pazienti con grave malattia sottostante».

Nel momento in cui scriviamo sono state contate in tutto 29 segnalazioni di presunti eventi avversi. Restano 13 i casi esaminati, associati a decessi di persone in età avanzata, rese particolarmente fragili da altre patologie. Certo, scientificamente il “nulla” non si può escludere o dimostrare. Ma si tratta proprio una logica fallace. Non di meno, un ente governativo deve vigilare per principio di precauzione, ed è legittimo che sia così.

In linea con questa analisi anche Steinar Madsen, direttore medico dell’Agenzia norvegese, come possiamo evincere da una recente intervista rilasciata all’emittente locale NRK.

«Questi casi non sono particolarmente allarmanti. È chiaro che questo vaccino ha un fattore di rischio molto piccolo, con poche eccezioni quando si tratta di pazienti anziani in cattive condizioni di salute», rassicura Madsen. 

La Norvegia sta effettivamente aggiornando le sue linee guida, prevedendo una valutazione preliminare dei pazienti più fragili. Non di meno, questa non è una prova di nocività del vaccino. Servirà invece a contestualizzare con più attenzione questo genere di correlazioni. Per certificare dei collegamenti causali, che sarebbero comunque molto rari, dovremo attendere accertamenti veri e propri, magari degli studi peer review.

Foto di copertina: Mariamichelle | Paesaggio norvegese.

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