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Coronavirus, Pfizer conferma il taglio del 30% alle forniture e sceglie quali regioni penalizzare di più. La rabbia di Arcuri

17 Gennaio 2021 - 13:35 Giada Ferraglioni
Emilia Romagna, Lombardia e Veneto saranno le più penalizzate, con circa 25 mila dosi in meno in arrivo

A partire dalla prossima settimana, l’Italia riceverà il 29% in meno delle dosi Pfizer/BioNTech stabilite dagli accordi stilati in sede europea. Invece delle 562.770 previste, ne verranno consegnate 397.800 (circa 165 mila dosi in meno). Domenico Arcuri, commissario straordinario per l’emergenza Coronavirus, ha scritto alla casa farmaceutica per avvertirli: se i vaccini saranno meno del previsto, il prezzo da pagare sarà in termini di vite umane. Perché se le dosi non arrivano entro la settimana, il richiamo rischia di saltare.

«Parte della popolazione italiana – ha scritto il commissario -, nei cui confronti si sta effettuando questa prima fase di vaccinazione, è costituita dalle fasce più deboli, come gli ultraottantenni, di regola accompagnati da una o più patologie. Quindi particolarmente esposti al rischio della vita. E per i quali non è immaginabile una sospensione o un ritardo nella somministrazione della seconda dose del vaccino». A innervosire particolarmente Arcuri c’è stata anche la mancata spiegazione in merito ai criteri di sospensione, definita «arbitraria» – oltre al fatto che la comunicazione, arrivata il 15 gennaio, è stata inviata direttamente ai territori senza passare da lui).

La nuova distribuzione nelle regioni

Le percentuali dei tagli variano di Regione in Regione, senza apparente logica: ad alcune arriverà la consegna piena, altre la vedranno ridotta del 40%, altre ancora del 25%. «L’arbitraria distribuzione decisa dall’azienda – dicono dagli uffici di Arcuri – non condivisa né comunicata agli uffici del Commissario, produrrà un’asimmetria tra le singole Regioni, con una differente riduzione delle consegne e con sei Regioni che non subiranno alcuna riduzione». Abruzzo, Basilicata, Marche, Molise, Umbria e Valle d’Aosta non vedranno riduzioni, mentre Emilia Romagna, Lombardia e Veneto sono le più penalizzate con circa 25mila dosi in meno. Segue il Lazio con 12 mila e la Puglia con 11.700.

La decisione di Pfizer, comunque, non ha toccato solo l’Italia (che al momento ha vaccinato 1.118.594 persone). Anche altri Paesi dell’Unione europea hanno ricevuto la stessa sorpresa, pur se in percentuali diverse e non del tutto trasparenti (parrebbe infatti che Norvegia, Olanda, Germania e Danimarca abbiano subito ritardi minori). «Chiediamo a Pfizer di rispettare i patti, chiediamo serietà e rigore», ha detto ieri sera il ministro della Salute Roberto Speranza. Al momento non è chiaro se e quando si tornerà a regime. Secondo Speranza, già dal 25 gennaio. Intanto, l’azienda avrebbe chiamato il commissario per rassicurarlo sul rispetto delle consegne a fine mese.

I motivi

Nella mail di venerdì, la casa farmaceutica ha informato che i ritardi sono dovuti ai lavori di ristrutturazione in corso presso l’impianto di Puurs in Belgio (l’hub che si occupa di rifornire i Paesi europei). Lavori che sono stati avviati proprio per aumentare il ritmo di produzione del farmaco, dicono dalla causa farmaceutica. La motivazione però convince poco, tanto Bruxelles quanto Arcuri. «Vogliono farci credere che un’azienda inizia i lavori e si accorge a tre giorni dalla consegna che non riuscirà a rispettare i tempi?», si chiede il commissario. In questi giorni di dubbi, qualcuno inizia anche a ipotizzare che ci sia un legame con le recenti maxiforniture inviate a Emirati, Dubai e Paesi del Golfo – e che, cioè, Pfizer abbia rivolto lo sguardo a più potenti e promettenti offerenti. Al momento, però, non ci sono evidenze.

Immagine di copertina: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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