Coronavirus, i numeri in chiaro. Il virologo Maga: «Riaprire le scuole? Potevamo aspettare e attrezzate le aule, altro che banchi a rotelle»
«Siamo riusciti a contenere le conseguenze delle riaperture a Natale e Capodanno. Le misure anti-Covid messe in campo per le festività hanno tenuto botta e il sistema a fasce ha funzionato». A parlare a Open è il virologo Giovanni Maga, direttore dell’istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia. «Oggi, infatti, abbiamo registrato 12.415 nuovi contagi che sono decisamente meno rispetto a quelli segnalati prima del 24 dicembre (il 17 dicembre, per esempio, erano più di 18 mila). Attenzione, però: gennaio è un mese “favorevole” al virus e la circolazione è ancora attiva. Per fortuna nell’ultima settimana i dati sono stabili, non c’è un peggioramento», spiega Maga.
La Lombardia
Il virologo resta invece critico sulla decisione del governo di inserire anche la Lombardia tra le regioni rosse (Attilio Fontana presenterà ricorso, si è detto subito contrario): «Si poteva valutare un arancione “rafforzato” senza bloccare le attività commerciali che stanno già soffrendo da tempo. Rispetto all’andamento dell’ultima settimana, si poteva fare una riflessione, almeno provare per altre 2 settimane restando in zona arancione. Per il resto d’Italia, tra l’altro, penso che la situazione sia sotto controllo e che serva a poco un lockdown nazionale: avrebbe costi sociali troppo alti», dice Giovanni Maga.
Le scuole
Sulle scuole, il direttore dell’istituto di Genetica molecolare del CNR di Pavia non condivide la presa di posizione del Comitato tecnico scientifico secondo cui non deve esserci nessun rinvio alla ripartenza di domani, quando le scuole superiori potranno tornare in presenza, seppur nella misura del 50 per cento e fino al 75 per cento. «Questa decisione mi lascia dubbioso ed è in controtendenza rispetto al messaggio che si è dato con il nuovo Dpcm», commenta Giovanni Maga. «Ci fanno capire che l’epidemia rischia di andare fuori controllo e poi insistono sulla riapertura delle scuole in presenza. Qui il problema non sono le aule in sé ma gli spostamenti e tutto quello che ruota attorno alla scuola. Si poteva aspettare, dico solo questo, e intanto attrezzare meglio le scuole, con computer nuovi e reti internet stabili, anziché comprare i banchi a rotelle».
I vaccini
Infine la delicata tematica dei vaccini. Il timore è che con i ritardi di Pfizer – che consegnerà il 29 per cento di dosi in meno – la campagna vaccinale rallenti o subisca uno stop. Senza considerare, poi, che si rischia di non poter garantire il richiamo a tutti i vaccinati: «Le regioni hanno fatto bene a vaccinare il più possibile, non potevamo di certo prevedere questo abbattimento della fornitura da parte di Pfizer. Si ragionava su rassicurazioni avute. Adesso l’ideale sarebbe assicurare una seconda dose entro i tempi previsti, senza andare oltre, in una “terra incognita” dove non è possibile sapere se il vaccino possa avere la stessa efficacia se somministrato in ritardo». Un conto è ritardare di una settimana, limite tollerato, un conto di due o tre.
L’obiettivo, quindi, è «arrivare al 50% di vaccinati entro la fine dell’estate»: «I numeri delle vaccinazioni, però, non sono del tutto consistenti: siamo solo all’inizio. La cosa che mi preoccupa di più è l’estate, quando i contagi probabilmente diminuiranno, l’attenzione calerà così come la percezione del rischio. Ed è proprio in quel momento che inizierà la vaccinazione per gran parte della popolazione italiana. Non vorrei che questa situazione potesse spingere i cittadini a non vaccinarsi. Questa è la vera incognita».
Foto in copertina di Vincenzo Monaco per OPEN
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