Crisi di governo, Renzi sfida l’esecutivo: «Non avrà la maggioranza in Aula» Il video
Più di che di una questione di personalismi, il segretario di Italia Viva assicura che la crisi aperta con il ritiro dei suoi ministri è una crisi politica. Insomma, Matteo Renzi , ospite di Mezz’ora in più su Rai 3, dichiara di non avere alcun problema personale con Giuseppe Conte: «Non mi sta antipatico. Ho un problema con il futuro di questo Paese che non deve andare a carte 48 e dei miei figli».
Ma, mentre ci si avvicina al voto di fiducia alla Camera, previsto per lunedì 17 gennaio, e poi al Senato, il giorno dopo, Renzi non fa mancare frecciatine al premier. «Non ho niente contro Conte, ma se per sei mesi provi a dire “guardate qua rischiamo l’osso del collo” e non ti danno ascolto ci sono due alternativa: la prima è far finta di niente ma io non sarà mai corresponsabile del più grande spreco di risorse della storia».
Il tema – politico – per Renzi è sempre quello sul Recovery Plan e la distribuzione delle risorse previste dal piano di aiuti europeo. «Io non faccio né la vittima né parlo di complotto – dice – Questa è una battaglia sui contenuti, se non li lasciano realizzare lasciamo le poltrone». Il segretario di Italia Viva si è poi detto nuovamente sicuro che Conte non avrà i numeri per ottenere la fiducia in Aula: «Non credo avranno la maggioranza». Ma di quella maggioranza, Renzi chiarisce, non vuole farne più parte: «Voteremo solo lo scostamento per dare i soldi ai ristoratori».
La mossa di Renzi non convince tutti. E all’interno del suo partito c’è chi ha già annunciato che non seguirà la strada tracciata dal segretario. Dopo l’ex presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, deputato di Iv alla camera, anche la vicepresidente Commissione Affari sociali della Camera, Michela Rostan, voterà la fiducia a Conte. «Lo faccio perché tra la critica al governo e la crisi di governo c’è una grande differenza, e la differenza si chiama politica, cioè ricerca delle soluzioni, tentativo di intesa», ha spiegato Rostan. «Era giusto – come fatto – incalzare il governo nei suoi punti deboli, nelle incertezze e negli errori compiuti nella gestione della pandemia, sia quella sanitaria sia quella sociale ed economica – spiega Rostan – era giusto chiedere un maggiore impegno, una maggiore collegialità, un maggiore rispetto delle regole democratiche. Ma la crisi, no».
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