Di Maio chiude la porta a Renzi: «Chi rompe non è più credibile: con i costruttori una via per i prossimi anni»
Porta chiusa a Matteo Renzi, spalancata invece per i «costruttori», i senatori corteggiatissimi da giorni per sventare entro domani a palazzo Madama lo scoppio della crisi di governo. La linea di Luigi Di Maio, intervistato dal Corriere della Sera, sembra allontanare anche le ultime possibilità rimaste a Italia Viva per ricucire con il resto della maggioranza, nonostante da sponda renziana ancora oggi Maria Elena Boschi si dica ottimista su un accordo ancora raggiungibile. Fosse per Di Maio, il dialogo sarebbe già concluso in partenza: «Chi rompe non può più essere un interlocutore credibile», taglia corto l’ex capo politico del M5s.
La caccia ai responsabili «costruttori» ha coinvolto tutti nella maggioranza, compreso il fronte grillino, con Di Maio che si dice ottimista sui numeri necessari. Anche perché l’obiettivo secondo il ministro degli Esteri non è necessariamente quel 161 fissato al Senato: «Quello della maggioranza assoluta è un giochino di Renzi per costruire uno specchietto per le allodole». Secondo Di Maio quindi a Conte basterà incassare la fiducia con un senatore in più della minoranza perché il governo possa andare avanti: «La maggioranza assoluta serve per lo scostamento di bilancio e per pochissimi altri atti. E quando servirà ce l’avremo».
L’ottimismo di Di Maio deve fare i conti però con i malumori interni al M5s, che potrebbe mettere a rischio i numeri in Parlamento anche per quei «pochissimi atti» che richiedono un consenso più largo. Secondo lui però: «mai come in questo momento il Movimento è compatto. Siamo la forza politica che garantisce la stabilità dell’Italia. Ed è paradossale che altri, che minano il governo, ci accusino di essere frammentati». La verità emergerà dai numeri al Senato con il voto di martedì, quando Conte parlerà facendo «una distinzione tra costruttori e distruttori». Compresi i dissidenti grillini e perché no i gruppi di opposizione, per i quali Di Maio ostenta ottimismo: «La nostra proposta in Aula si rivolgerà anche a quelle realtà parlamentari in grado di aprire un patto di rilancio del Paese. Possiamo tracciare la via, insieme, per i prossimi anni».
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