Da Twitch alla Crusca. Breve storia di successo della parola «cringe»
«Imbarazzante, detto di scene e comportamenti altrui che suscitano imbarazzo e disagio in chi le osserva». L’Accademia della Crusca ha segnalato tra le nuove parole entrate nel lessico italiano un meme: cringe. Il periodo d’affermazione secondo i Cruscanti è il 2020. L’origine invece è anglosassone, il verbo to cringe indica infatti il «contrarre i muscoli involontariamente come per il freddo o per il dolore».
Negli scorsi mesi, soprattutto su Twitch, è diventato un meme e si è italianizzato creando anche una serie di derivati: cringiata, qualcosa di cringe, e cringissimo, quando cringe è troppo poco. Abbiamo cercato un po’ nei nostri archivi e anche noi abbiamo già usato questo neologismo di successo. Era il giugno del 2020 e parlavamo dello sbarco su TikTok di Antonio Razzi. Ci scusiamo con i lettori. Più che cringe, sarebbe stato meglio usare cringissimo.
L’Accademia della Crusca ha dedicato a questo debuttante al Galà dell’italiano un approfondimento firmato da Luisa di Valvasone sulla rivista L’italiano digitale. Secondo la linguista, le prime affermazioni in rete sono state registrate tra il 2015 e il 2016 quando su YouTube spopolava una serie di video intitolata Try not to cringe. Ne abbiamo recuperato uno che ora è arrivato a 17 milioni di views e in effetti vi assicuriamo che è difficile non avere spasmi di imbarazzo tra battute lasciate cadere nel vuoto, popstar in erba a cui nessuno ha avuto il coraggio di dire la verità e un tizio che va in giro a baciare persone come fosse un formichiere in piena pubertà.
Le
altre parole nuove del 2021
Gli altri due neologismi segnalati dall’Accademia della Crusca nel 2021 sono contact tracer e contact tracing. Qui l’etimologia è più chiara e anche meno affascinante. Anche se i Cruscanti hanno rintracciato un’apparizione di questa parola già in una copia del Giornale italiano di Dermatologia datata 1988, è senza dubbio nel 2020 che è entrata nel lessico comune per indicare «l’azione o il processo di identificazione e monitoraggio delle persone entrate in contatto con un individuo affetto da una malattia infettiva (persona indice)». Visti i risultati, ora bisognerà capire se contact tracing resterà anche nelle parole più usate di quest’anno.
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