La pattuglia in crescita dei responsabili: chi sono i senatori da ieri in maggioranza e chi sta per aggiungersi
Al Senato la fiducia è passata con 156, 140 no e 16 astenuti. Mentre molti osservatori ed esperti erano concentrati sulle possibili mosse personali di esponenti centristi di Italia Viva, di Azione, dell’Udc, del Gruppo Misto e degli ex pentastellati, a sorprendere molti ci han pensato gli esponenti di Forza Italia. Fondamentalmente sono 3 i senatori che han votato in dissenso rispetto alla linea del proprio gruppo parlamentare: Mariarosaria Rossi e Andrea Causin di Forza Italia e Riccardo Nencini di Italia Viva-Psi.
Che la coalizione di centrodestra avesse qualche problema interno era forse percepibile dalle continue riunioni convocate sfruttando ogni possibile spiraglio di pausa durante la due giorni in Parlamento e, escludendo per ovvie ragioni Lega e Fratelli d’Italia, gli unici nodi possibili potevano sussistere solo nell’ala forzista. A innescare la miccia è stata l’onorevole Renata Polverini che ha deciso di porre il suo voto di fiducia nell’esecutivo alla Camera e di tagliare, senza troppe discussioni, i rapporti con gli azzurri. Ma anche il voto a Palazzo Madama non è stato da meno, riservando sorprese che non erano state messe in conto.
Inizialmente circolavano voci su un possibile voto a favore dell’esecutivo da parte della senatrice Anna Carmela Minuto, più o meno irreperibile per lunghe ore assieme a Barbara Masini e alla collega Laura Stabile. Ma ancora ieri il loro voto è stato fedele alla linea del partito. Tuttavia, se l’addio di Andrea Causin era già nell’aria da qualche tempo, il suo voto di fiducia a Giuseppe Conte ha rappresentato la mera formalizzazione del suo strappo. Ma la vera e propria sorpresa è stato il voto di fiducia espresso dall’ormai ex braccio destro di Silvio Berlusconi, l’onorevole Mariarosaria Rossi.
Forza Italia continua a perder pezzi: lo strappo dell’ex fedelissima Mariarosaria Rossi
Rossi era difatti considerata la fedelissima del Cavaliere, dopo aver ricoperto ruoli chiave in Forza Italia. Tesoriera di partito, assistente, consigliera e chiamata spesso “badante” di Silvio Berlusconi, indagata per falsa testimonianza nel processo Ruby Ter e ospite abituale alle cene ad Arcore, l’onorevole Rossi ha creato uno strappo netto, inaspettato, deciso. Un segnale che tuttavia apre, ancora una volta, perplessità su quello che sarà il futuro di Forza Italia e sui malumori interni che continuano a susseguirsi da anni.
Basti pensare all’addio di Giovanni Toti nell’agosto del 2019, o al passaggio da Forza Italia al Pd dell’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin. C’è poi il voto all’ultimo minuto, come quello di Lello Ciampolillo, del socialista Riccardo Nencini che ha deciso di non astenersi come gli altri esponenti 16 esponenti di Italia Viva, ma di votare la fiducia a Conte.
I «volenterosi» ex M5s del Gruppo Misto
I voti a sostegno dell’esecutivo sono poi arrivati da alcuni esponenti del Gruppo Misto. Tra loro l’ex pentastellato Gregorio De Falco, che ha deciso di votare la fiducia per «soccorrere la maggioranza per «scongiurare intoppi nella lotta al Covid e alla campagna vaccinale». Stesso discorso per l’ex M5s Luigi Di Marzio, che, «da medico», avrebbe ritenuto «irresponsabile» non dare il proprio appoggio a un esecutivo durante una pandemia. Anche l’ex pentastellato Saverio De Bonis, ormai spostatosi nel Maie, si è speso per non far crollare il governo: «In questa crisi c’è la casa in fiamme e noi siamo i vigili del fuoco».
Gli altri responsabili e l’incognita Udc, Binetti: «Oggi no, ma domani è un altro giorno»
A questa compagine di «volenterosi» e «responsabili» si è unita, come già apertamente dichiarato in precedenza, l’onorevole Sandra Lonardo, moglie di Clemente Mastella. Confermata anche la fiducia da parte del senatore Tommaso Cerno, che ha annunciato il passaggio dal Misto al Partito Democratico. E l’Udc? Malgrado i richiami nei discorsi del premier hanno deciso di non porre la fiducia anche se, come dichiarato da Paola Binetti, «oggi no, ma domani è un altro giorno». Insomma, una finestra aperta che potrebbe collegarsi a quella lasciata aperta da Goffredo Bettini, braccio destro di Nicola Zingaretti che dinanzi ai nodi delle formazioni delle commissioni parlamentari che verrebbero a mancare a causa del mancato supporto di Italia Viva, apre: «Vabbè, poi allarghiamo». Intanto il premier, ora, ha tre scenari davanti a sé.
Foto in copertina (archivio, 2018): Mariarosaria Rossi | ANSA/FABIO FRUSTACI
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