Crisi di governo, Conte ha solo due giorni per trovare i voti. E torna in campo l’ipotesi di un’intesa con Renzi
Non c’è più tempo. L’esecutivo non può aspettare mercoledì 27 gennaio per testare se, al Senato, ci sono i numeri sufficienti per governare. Per almeno due ragioni. La prima è che il Quirinale avrebbe chiesto a Giuseppe Conte di chiarire entro lunedì 25 se esiste la quarta gamba: dieci senatori che formano un nuovo polo di sostegno ai gruppi M5s, Pd e Leu. La seconda è che bisogna trovare una soluzione prima della relazione che Alfonso Bonafede terrà mercoledì: Renzi ha già detto che i suoi senatori, sulla giustizia, voteranno contro la maggioranza. E la bocciatura della proposta del guardasigilli aprirebbe la strada a una mozione del centrodestra per sfiduciarlo.
Il governo traballa e il rischio di trovarsi in minoranza a Palazzo Madama, esattamente a una settimana esatta dalla fiducia, comprometterebbe anche la permanenza di Conte a Palazzo Chigi. Quindi le opzioni sono due: o i dieci “volenterosi” si fanno avanti nei prossimi due giorni, oppure bisognerà trascorrere il weekend a ridisegnare un patto di legislatura che coinvolga Italia Viva. Le vicende giudiziarie che coinvolgono Lorenzo Cesa, leader dimissionario dell’Udc, complicano l’ingresso in maggioranza dei tre senatori centristi. Forza Italia, dopo le fuoriuscite di Andrea Causin e Maria Rosaria Rossi, sembrerebbe essere riuscita a tamponare le perdite.
Il nodo commissioni
Allora che Italia Viva si segga a un tavolo per tornare a lavorare con la maggioranza è un’ipotesi che si avvicina alle esigenze di un governo di tornare ad avere i voti necessari anche nelle commissioni. Anche perché, per Palazzo Chigi, la locuzione “incontro di cortesia” usata per definire la consultazione con Sergio Mattarella malcela l’urgenza che ha Conte nel fornire risposte alle domande del Capo dello Stato: «Non credo sia andato bene l’incontro», dice a Open una fonte dell’esecutivo. «Il presidente della Repubblica si aspettava di ascoltare un piano definito, nei tempi e nei numeri, per allargare la maggioranza con una nuova entità politica». Quel piano, ad oggi, non c’è.
Renzi torna nel vivo della partita, anche se, «al momento, alle due ministre dimissionarie non sono arrivati segnali di apertura», dicono da Italia Viva. La posizione ufficiale è che i gruppi alla Camera e al Senato sono serrati, «teniamo la posizione, a differenza delle ricostruzioni fatte sui giornali». E la questione del senatore Eugenio Comincini? «Ci sono pulsioni diverse che emergono nelle riunioni, ed è normale che sia così. La sua situazione è un tema di cui discutiamo, ma per adesso prevale un indirizzo comune». Italia Viva, come prima scelta, vuole tornare a lavorare con e nella maggioranza, «ma solo se ci sono le condizioni per un confronto sulle questioni politiche».
La convocazione dei parlamentari di Italia Viva
Alle 22.15 i parlamentari di Italia Viva sono stati convocati in videoassemblea. Renzi chiederà ai suoi di aspettare, almeno fino a giovedì prossimo, per fare qualsiasi salto individuale nella maggioranza. Le strategie sono calibrate al millimetro per tenere in scacco il governo e spingerlo a una riapertura nella quale Renzi sembra credere. «Mattarella ha chiesto una maggioranza politica, non numerica. Con Italia Viva si può lavorare in modo degno alle riforme strutturali, a prescindere dall’impianto governativo», afferma un parlamentare del partito. E un’altra ipotesi che circola in queste ore è che il ministero dell’Agricoltura possa tornare a Teresa Bellanova.
La prospettiva del ritorno in maggioranza di Italia Viva e Renzi, a differenza di quanto dichiarano autorevoli esponenti di Pd e M5s, sarebbe ancora sul piatto. La tranquillità degli entourage delle ex ministre Bellanova e Bonetti potrebbe essere un altro segnale. Al momento, dicono persone vicine al partito, uffici stampa e personale delle segreterie non si stanno muovendo per ricoprire altri incarichi per Italia Viva. «Di solito, chi lavora in politica a questi livelli ha sempre un piano B. Se non si è attivato nessuno per chiedere un posto altrove, nel gruppo al Senato, alla Camera o nel partito, è perché è valida la possibilità che Italia Viva possa rientrare in maggioranza e avere uno o due ministeri da gestire».
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