Le varianti dilagano, le vaccinazioni rallentano: così l’Ue si prepara a una nuova stagione di restrizioni
Ieri, 21 gennaio, i leader dei governi dell’Unione europea si sono riuniti in videoconferenza per parlare della pandemia di Coronavirus, e le conclusioni della discussione durata più di quattro ore e mezza hanno messo in chiaro che il ritorno alla normalità non è vicino. Nonostante l’ottimismo indotto dalla prospettiva di una vaccinazione di massa entro l’estate, le preoccupazioni per le mutazioni del virus hanno fatto sfumare le aspettative di assistere a un rapido smantellamento delle misure più restrittive.
Al contrario, tutti i governi sono alle prese con l’aumento dei contagi e dei decessi, e nessuno ha escluso che potrebbero essere necessarie restrizioni più severe per limitare la diffusione delle varianti del Covid-19 individuate inizialmente in Regno Unito e Sudafrica. In esame c’è l’introduzione di nuove limitazioni ai viaggi non essenziali sia all’interno che all’esterno dell’Unione. Il tutto con i leader delle istituzioni europee preoccupati che si cominci a dare la colpa all’Ue per il dilagare dei contagi e la lentezza della campagna vaccinale. Nel vertice si è discusso soprattutto di libertà di movimento. Charles Michel e Ursula von der Leyen hanno detto che il principio resta sempre lo stesso, le frontiere devono rimanere aperte. Allo stesso tempo però, bisogna prendere in considerazione misure restrittive ai viaggi non essenziali.
Fortemente sconsigliati i viaggi non essenziali
Sono attese ulteriori decisioni, ma intanto von der Leyen ha parlato di zone “rosso-scuro“ nelle quali i viaggi non essenziali saranno fortemente sconsigliati. Le frontiere continueranno a rimanere aperte al transito commerciale e ai viaggi definiti “necessari” (come quelli di lavoro). Per facilitare le cose è stata approvata all’unanimità un quadro comune per l’uso e il riconoscimento reciproco dei risultati dei test rapidi antigenici, uno strumento definito «centrale per aiutare a mitigare la diffusione del virus e contribuire al funzionamento del mercato interno».
Il primo a muoversi è stato Emmanuel Macron, che ha annunciato che a partire dalla mezzanotte di domenica la Francia richiederà ai viaggiatori dell’Ue un test PCR (molecolare) negativo da 72 ore o meno. Fonti dell’Eliseo fanno sapere che viaggiatori provenienti da paesi extra-Ue dovranno passare per una quarantena di sette giorni. Saranno esentati quanti si muovono per viaggi “essenziali” e i lavoratori transfrontalieri.
Poi c’è il nodo delle vaccinazioni. I leader vogliono che la campagna vaccinale venga accelerata il più possibile. A riguardo Michel ha ricordato alle aziende che gli impegni sulle consegne vanno rispettati, distribuendo i vaccini a tutti gli Stati membri in proporzione alla popolazione. Angela Merkel ha promesso ai tedeschi un’ampia disponibilità di vaccini per tutti entro la fine di settembre, prima delle elezioni.
Nessuna decisione definitiva sul certificato vaccinale
Infine, si è parlato anche del certificato vaccinale, ma senza prendere decisioni definitive. Michel e alcuni leader hanno detto che in questa fase dovrebbe essere considerato un documento medico, non un documento di viaggio, perciò è ancora prematuro parlare di passaporto vaccinale. Tuttavia, se in vista della stagione estiva non sarà possibile viaggiare liberamente, i Paesi di destinazione dei grandi flussi turistici faranno nuove pressioni affinché venga introdotto, come chiesto dalla Grecia.
Le cose andranno peggio prima di andare meglio, i prossimi mesi saranno lunghi. La variante ha costretto l’Irlanda a reintrodurre le misure restrittive rimosse poco prima, tra i leader europei c’è timore e prudenza. Sullo sfondo, il monito della presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, che ha confermato l’orientamento accomodante della sua politica monetaria (tassi invariati, programma Peep assicurato), ma ha anche detto che l’economia dell’Eurozona è in fase di contrazione nel quarto trimestre, e sembra avviarsi verso una doppia recessione.
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