Università, da febbraio didattica in presenza al 50%. E il ministero apre alla proroga dell’anno accademico
L’università italiana si prepara a ripartire dalla seconda metà di febbraio, e cioè dopo il consueto periodo di esami della sessione invernale. Sono mesi che gli atenei del Paese sono in pausa a causa dello stop per l’aumento dei contagi da Coronavirus. «Ho sollecitato i rettori a predisporre piani per la riapertura dell’attività a febbraio», ha spiegato il ministro dell’Università e della ricerca Gaetano Manfredi, durante una videoconferenza dell’ateneo di Bologna.
Il nuovo Dpcm consentirà di tornare secondo lo schema di settembre, dunque con «didattica mista con presenza al 50% in aula». Come per le scuole superiori, però, rimane da sciogliere il nodo dei trasporti. «Ovviamente ci sarà una valutazione con i comitati regionali perché l’università impatta molto sul sistema dei trasporti», ha detto il ministro, facendo intendere come non sia ancora stata data una soluzione definitiva alla cosa.
Sulla proroga palla ai rettori
Su una eventuale proroga dell’anno accademico, Manfredi precisa che il suo ministero è disponibile a prendere in considerazione l’ipotesi. «Se ci sarà una richiesta da parte della conferenza dei rettori di operare una proroga, questo sicuramente sarà in attenzione del ministero e provvederemo di conseguenza. Credo che sarà una decisione dei prossimi giorni», ha detto.
«Abbiamo limitato i danni»
Per il ministro dell’Università l’impatto della pandemia sulle carriere universitarie è contenuto: «Stiamo raccogliendo in maniera dettagliata i dati del 2020 e questi ci dicono che il numero di crediti acquisiti dagli studenti, il numero di laureati che ci sono stati, sono in linea con il 2019 che è stato l’anno pre-pandemico. Quindi malgrado le grandissime difficoltà che abbiamo vissuto dal punto di vista del risultato non ci sono stati arretramenti», ha spiegato. «Chiaro che c’è stata grande sofferenza della comunità universitaria e della comunità studentesca», ha concluso Manfredi, «ma dal punto di vista del risultato penso che il grande sforzo del sistema universitario abbia consentito agli studenti di limitare i danni, di fare in modo che le carriere non fossero rallentate».
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