Amsterdam vuole vietare ai turisti la consumazione di cannabis nei coffee shop
Basta spinelli per gli stranieri nei coffee shop di Amsterdam. Così vorrebbe la prima cittadina della capitale dei Paesi Bassi, Femke Halsema, che ha proposto di permettere l’accesso ai locali dove si può consumare cannabis soltanto ai residenti o a chi è portatore di un passaporto olandese. Troppi i legami con la criminalità organizzata e anche troppo malcostume. «Amsterdam è una città internazionale e desideriamo attirare i turisti per la sua ricchezza, la sua bellezza e le sue istituzioni culturali», ha dichiarato la sindaca, esponente del partito dei Verdi.
Le proteste dei commercianti
Ci vorranno dei mesi prima che la misura entri in vigore (probabilmente non prima del 2022), anche per permettere ai proprietari dei bar di adattarsi al nuovo regime. Il contraccolpo economico sarebbe significativo: secondo uno studio citato dal Guardian meno della metà dei coffee shop esistenti riuscirebbe a sopravvivere senza i turisti, e l’industria probabilmente cambierebbe in modo radicale visto che oltre la metà dei turisti (il 58%) visita la capitale olandese con lo scopo principale di consumare la cannabis. Secondo Joachim Helms, portavoce dei titolari di coffee shop, non è detto che il divieto di accesso per i turisti finirà per porre fine a forme di malcostume. «La stretta non farà altro che incoraggiare l’attività degli spacciatori di strada – dichiara -. Le persone vogliono fumare il loro spinello, se non lo fanno nei coffee shops, lo faranno per strada».
Cannabis, criminalità e prostituzione: il riformismo anti-proibizionista della leader dei Verdi
Stando a un report del Global drug policy program, la legalizzazione introdotta nel 1976 avrebbe portato a una riduzione significativa nei reati legati al consumo di stupefacenti. Tecnicamente la cannabis è illegale nei Paesi Bassi e la produzione rimane illegale, ma il possesso (di meno di cinque grammi) è stato depenalizzato proprio nel 1976. Divieti simili – come quello che vorrebbe introdurre Halsema a Amsterdam, dove si trovano più della metà dei coffee shop dell’intero Paese – sono stati introdotti già in altre città come Maastricht e Den Bosch, dove i cittadini si lamentavano del numero crescenti di turisti che venivano dalla Germania e dalla Francia per fumare la marijuana.
Effettivamente i coffee shop ad Amsterdam gestiscono una quantità talmente grande di cannabis che, oltre a essere in conflitto con le leggi del Paese, suscitano il sospetto (suffragato da alcune retate della polizia) che a rifornirli siano gruppi della criminalità organizzata. Anche nel caso della prostituzione, che è permessa nel quartiere a luci rosse della città, la sindaca – ex leader del partito dei Verdi nel Paese e tutt’altro che una “puritana” (per esempio, ha dichiarato lei stessa di aver fatto uso di droghe in passato) – si dice determinata a introdurre nuove riforme per arginare situazioni di sfruttamento e per proteggere le donne da eventuali umiliazioni o violenze. «Parafrasando Janis Joplin – ha dichiarato in una recente intervista -, la libertà è soltanto un altro modo per dire che non si ha più nulla da perdere».
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