La scuola prova a ripartire: oggi in classe 550 mila studenti. La mappa delle superiori: in quali regioni si è tornati sui banchi
È quasi un anno ormai che presidi e studenti ballano il valzer delle chiusure e delle riaperture. Il popolo delle scuole superiori esce e rientra dalle classi a seconda del colore assegnato alla Regione, che può cambiare ogni 7 o 14 giorni in base ai dati sul Coronavirus. Dopo settimane di didattica a distanza, proteste e occupazioni da parte dei ragazzi e delle ragazze che chiedono di poter rientrare in sicurezza, e mentre continuano le battaglie (anche a colpi di Tar) di genitori e comitati che si battono contro lo spettro – sempre dietro l’angolo – della Dad, altri 550 mila studenti sono tornati a scuola.
La situazione attuale
La Lombardia, da ieri in zona arancione, ha rimandato in classe le scuole medie, mentre le superiori potranno prendersi qualche giorno in più per organizzare il rientro. Porte aperte fin da subito invece in Liguria, Marche e Umbria (con percentuali di presenza che vanno dal 50 al 75%). Nelle scorse settimane (tra l’11 e il 18 gennaio) erano tornati in classe già 640 mila alunni delle scuole superiori di Lazio, Emilia Romagna, Molise, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana e Abruzzo – tutte precedute dal Trentino Alto Adige, che aveva aperto i cancelli già il 7. All’appello mancano ancora gli alunni di Campania, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Sardegna, Basilicata, Calabria e Puglia, che torneranno non prima del 1° febbraio. Dad anche per la Sicilia, ancora in zona rossa.
In quali regioni riaprono le scuole oggi
- Liguria
- Umbria
- Marche
- Lombardia
Chi è già tornato in classe
- Piemonte
- Lazio
- Molise
- Emilia Romagna
- Trentino
- Toscana
- Abruzzo
- Valle d’Aosta
- Bolzano
Chi resta in Dad
- Campania
- Veneto
- Friuli-Venezia Giulia
- Sardegna
- Sicilia
- Puglia
- Basilicata
- Calabria
La scuola e l’Rt sotto l’1
Nel consueto rapporto sulla condizione dell’epidemia in Italia, l’Istituto superiore di sanità e il ministero della Salute hanno comunicato una discesa sotto l’1 dei livelli di Rt, l’indice di trasmissione che per 5 settimane consecutive aveva registrato una crescita. Secondo la ministra Lucia Azzolina, che fin dall’inizio è rimasta dell’idea di far tornare i ragazzi in classe, i dati sono una buona notizia anche per la scuola. «Dobbiamo restare prudenti – ha dichiarato – rispettare le regole ed essere responsabili. Ma questi numeri sono una notizia importante anche per gli studenti».
I primi effetti sul trasporto pubblico e gli orari scaglionati
Come inevitabile – e come largamente preannunciato – il ritorno sui banchi ha portato a un aumento della domanda di trasporto pubblico. A Roma, ad esempio, dove si è ripartiti da una settimana, le 3 linee della metro si sono riempite del 10,3% in più fra le 7 e le 8, del 3,6% fra le 8 e le 9 e del 7,5% fra le 9 e le 10. Nella fascia 13-14 e in quella 14-15, orari di rientro dalla scuola, la domanda è aumentata rispettivamente di circa l‘8% e di circa il 4,7%. In ogni caso, una nota positiva c’è: stando ai dati dell’Atac, la domanda complessiva resta inferiore del 60% circa rispetto al periodo pre-Covid.
Per limitare il più possibile sovraffollamenti, anche Milano si sta organizzando con nuovi orari. Come stabilito dal «Patto per la scuola», contenuto nell’ordinanza firmata ieri dal sindaco Beppe Sala, da oggi cambiano sia le fasce di ingresso degli studenti, sia quelle di uffici e negozi. Nel dettaglio, il provvedimento vieta l’esercizio di attività commerciali al dettaglio non alimentare prima delle 10:15. Dal divieto sono esclusi le edicole e i tabacchi, le farmacie e le parafarmacie.
Il problema vaccini
A complicare il rientro in classe non c’è solo il gioco dei colori regionali o il rebus del trasporto pubblico. Il ritardo sulle forniture dei vaccini da parte di Pfizer e AstraZeneca ha messo in crisi l’ipotesi avanzata nelle scorse settimane dai sindacati, dagli esperti e anche da alcuni politici, per cui si chiedeva di anticipare le somministrazioni delle dosi ai docenti. A oggi, però, l’obiettivo della campagna vaccinale del primo trimestre è stato dimezzato: se tutto andrà per il meglio, a fine marzo avremo vaccinato 7 milioni e mezzo di persone, tutti appartenenti alle categorie del personale sociosanitario, delle Rsa e degli over 80. Se resteranno delle dosi, si procederà con alcuni 75enni con patologie pregresse. Quel che è certo è che non ci sarà alcuno spazio per gli insegnanti.
Immagine di copertina: ANSA/ PAOLO SALMOIRAGO
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