«Ve la diamo gratis»: la pubblicità sessista di un’impresa di pulizie nel Salento. E la toppa dell’azienda è quasi peggio del buco
Si chiama SGS Outsourcing, la sede legale è a Lizzanello, paese di quasi 12 mila anime in provincia di Lecce, e la sua pubblicità di pulizia e sanificazione per condomini, uffici, negozi e case è al centro delle polemiche in queste ore. Un’immagine e un messaggio che non lasciano spazio all’immaginazione: «Ve la diamo gratis» (la pulizia), promette l’azienda. Con tanto di ragazza in grembiulino sexy impegnata ad agitare uno scopino rigorosamente in tacchi a spillo. Un’immagine che si è attirata fin dal primo momento una serie di segnalazioni da parte di pagine e gruppi che si occupano di tematiche di genere e di sessismo nelle pubblicità, ma anche di tante e tanti utenti senza particolari “appartenenze” in termini di attivismo. Una pioggia di polemiche on line che vede una prima risposta da parte dell’azienda, al post “incriminato” (segnalato a Facebook da molte persone, si legge nei commenti, ma che al momento non è stato rimosso). Risposta che segue un filone non inedito in questi casi: non avete capito, non cogliete l’ironia». Fino al: ma come, l’immagine è fatta da un grafico “donna” (sic).
La risposta di SGS
«Ci dispiace per il fraintendimento dovuto alla cattiva interpretazione del nostro messaggio pubblicitario, che voleva essere solo motivo di un sano sorriso e non un attacco sessista, tanto è vero che è stato creato da un grafico “donna” e che la SGS dispone di personale quasi totalmente “donna”», si legge nella risposta della ditta ai commenti che hanno accolto il post su Facebook. E in verità sfugge anche la ragione delle virgolette ad accompagnamento della parola donna per ben due volte. «Una cosa è il sessismo, lo stalking, la violenza di genere che da sempre condanniamo e combattiamo anche attivamente, altra cosa è l’ironia che contraddistingue gli uomini e le donne liberi, assicurano dall’azienda», assicurano. Quindi insomma, sono gli altri e le altre a non aver capito e colto. «Un’orrenda pubblicità sessista e un altrettanto orrendo tentativo di salvare la situazione dando la colpa – ovviamente – ad una donna», si legge tra i commenti al manifesto. «Per dimostrare la nostra buona fede ci scuseremo con una lettera che sta preparando il nostro legale Andrea Maggiulli chiarendo, una volta per tutte, questo equivoco», replica poi a la Repubblica il responsabile legale dell’azienda.
Lizzanello non ci sta
Non ci sta, e per niente, il comune salentino. «Fuori da Lizzanello!», si legge sulla pagina Facebook dell’amministrazione. «Un bizzarro richiamo alla donna, come archetipo retrogrado di genere sottomesso». Lizzanello dell’azienda «ne è solo la sede legale, la compagine, per fortuna, è altrove». Ma l’amministrazione – che fa comune con la vicina frazione di Merine – non si tira indietro e annuncia l’arrivo di un regolamento comunale «che ispirato al rispetto dei principi fondamentali escluderà dalla negoziazione privata col comune le imprese che si siano negativamente distinte per comportamenti sessisti, discriminatori e razzisti, oltre a negare ogni forma di affissione pubblicitaria di natura sessista».
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