Vaccini, il contratto smentisce AstraZeneca sui siti. Anche le dosi prodotte nel Regno Unito spettano alla Ue
La Commissione europea ha pubblicato il contratto con AstraZeneca sul suo sito. Dopo l’ultima richiesta della Commissione, la stessa azienda ha accettato di rendere pubblica l’intesa firmata tra le parti il 27 agosto scorso. In una nota la Commissione accoglie con favore l’impegno dell’azienda verso una maggiore trasparenza. Solo ieri, riferendosi alle aziende che producono vaccini il Coronavirus, la Commissaria europea per la salute Stella Kyriakides aveva parlato di obblighi morali e contrattuali.
Stamattina, la presidente della commissione Europea, Ursula von der Leyen, anticipando la pubblicazione del contratto, aveva sottolineato come il test fosse «chiarissimo» e con «ordini vincolanti». Von der Leyen aveva inoltre ribadito che la clausola del «massimo sforzo possibile non esiste». Tre giorni fa, in un’intervista a Repubblica, l’amministratore di AstraZeneca, Pascal Soriot, era stato chiaro: «Non c’è alcun obbligo verso l’Unione europea. Nel nostro contratto c’è scritto chiaramente: “best effort”, ossia “faremo del nostro meglio”. Abbiamo deciso di utilizzare questa formula nel contratto perché all’epoca l’Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto sia stato firmato tre mesi dopo».
Nel contratto l’espressione best reasonable effort, quindi il miglior sforzo possibile, appare non una, ma ben 18 volte. Smentendo di fatto quanto dichiarato dalla presidente Von der Leyen che, in mattinata, ha deciso di fare dietrofront parlando di una clausola ormai «superata». Secondo la presidente, la clausola che di fatto svincola AstraZeneca da obblighi «si applicava fino a quando non era chiaro se potesse sviluppare un vaccino. Quel tempo è ormai passato. Il vaccino è qui».
Nel documento, come anticipato dalla presidente della Commissione, vengono menzionati in calce due stabilimenti in Regno Unito destinati alla produzione del vaccino per l’Ue. Tuttavia, l’azienda sosteneva di dover fornire all’Europa solo le dosi prodotte all’interno dell’Unione. Al punto 5.4, la Commissione specifica che anche i siti che si trovano nel Regno Unito rientrano tra quelli destinati alla distribuzione europea. Un passaggio che smentisce l’affermazione di Soriot secondo cui l’Ue poteva ricevere dosi solo dai siti europei.
Nel contratto restano tuttavia delle parti oscurate su dettagli riservati come quelli sulle fatture. Dettagli che si riferiscono non solo al numero delle dosi, ma anche a delle scadenze vincolanti per l’Unione europea
Il documento
In copertina EPA/Stephanie Lecocq | La sede di Astrazeneca a Dilbeek, Belgio, 28 gennaio 2020.
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