Ursula von der Leyen a muso duro contro AstraZeneca: «Oggi mostriamo il contratto: da loro diffuse clausole inesistenti»
Lo scontro tra AstraZeneca e Unione europea si fa sempre più aspro. Proprio nel giorno in cui l’agenzia europea per il farmaco si prepara a esprimersi sul vaccino di Oxford contro il Coronavirus, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen parte una dura controffensiva: «Vogliamo pubblicare oggi il contratto con Astrazeneca» ha detto, «stiamo discutendo con la società di quali parti vanno oscurate».
Il rapporto teso tra la Commissione europea e l’azienda farmaceutica è andato avanti negli ultimi giorni soprattutto in merito a dichiarazioni da parte della casa produttrice sull’accordo segreto. «Astrazeneca ha preso impegni vincolanti» ha continuato la presidente di Commissione, «nel contratto vengono nominati anche due stabilimenti di produzione in Gran Bretagna che dovranno arrivare in nostro aiuto e la clausola del non esiste».
Il riferimento della presidente Von der leyen è alle parole pronunciate dal Ceo di Astrazeneca Pascal Soriot su alcuni passaggi del contratto per ora segreto. «Nel nostro contratto c’è scritto chiaramente: best effort, ossia faremo del nostro meglio» ha detto Soriot, «in quella sede abbiamo deciso di utilizzare questa formula perché all’epoca l’Ue voleva avere la stessa capacità produttiva del Regno Unito, nonostante il contratto sia stato firmato tre mesi dopo».
Gli accordi si sarebbero basati quindi su un massimo sforzo possibile senza obblighi: «Abbiamo detto ok, faremo del nostro meglio, ma non possiamo impegnarci contrattualmente perché abbiamo tre mesi di ritardo rispetto al Regno Unito». Se fosse così, i termini accettati dalla Commissione per un accordo tanto importante sarebbero molto blandi e rischiosi. Ma la risposta europea è stata quella di chiedere lo svelamento del contratto per smentire tutte le dichiarazioni portate avanti dall’azienda.
Sulla questione degli stabilimenti invece Soriot aveva parlato di una possibilità soltanto secondaria per l’Europa di ricevere dosi dagli impianti britannici. La Commissione continua a smentire anche oggi: «Non è previsto che la sede di produzione delle dosi per l’Ue debba essere limitata al Belgio», ribadendo la presenza nel contratto anche di due impianti del Regno Unito.
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