Il deputato M5s Cabras: «Nessun veto su Renzi ma la smetta di ricattare col suo 2%. Vuole contare di più? Si vada a votare» – L’intervista
Terminato il primo ciclo di consultazioni al Quirinale. Il Movimento 5 stelle, per il quale ha parlato il reggente Vito Crimi, ha svelato le sue carte dopo giorni di tribolazione: «Partiamo dalle forze di maggioranza dell’ultimo anno e mezzo di governo, ma con un patto di legislatura. L’unica persona in grado di condurre questa fase complessa è Giuseppe Conte». In altri termini, i grillini accettano di sedersi di nuovo al tavolo con Matteo Renzi, a condizione che Italia Viva dia il suo sostegno al presidente del Consiglio uscente. Le forze moderate di centrodestra, al momento, restano fuori dai giochi.
La riapertura a Italia Viva, come era prevedibile, ha provocato delle crepe nella compattezza del Movimento. Primo tra tutti, Alessandro Di Battista, uno dei volti più noti della parabola grillina: «Arrivederci e grazie», ha chiosato su Facebook dopo l’intervento di Crimi. Alcune indiscrezioni parlavano di una fronda di parlamentari pronti a lasciare il Movimento nel caso in cui si fosse scelto di riportare in maggioranza Renzi. Tra questi, compariva anche il nome del deputato sardo Pino Cabras.
Poche ore prima delle consultazioni dei 5 stelle al Colle, aveva presentato un’interrogazione al governo sulla consulenza di Renzi in Arabia Saudita: «Forse non c’è nessun reato, ma chi svolge un ruolo così delicato da poter determinare una crisi di governo in Italia non può essere, contemporaneamente, consulente a pagamento di un altro Stato. Deve essere al di sopra di ogni sospetto», ha dichiarato questa mattina. A Open, subito dopo la conferenza di Crimi, chiarisce: «Non lascio il Movimento e non ci sarà nessuna fronda».
Onorevole, prima delle consultazioni ha presentato un’interrogazione al governo sulla consulenza di Renzi in Arabia Saudita. Al Quirinale, poche ore dopo, Crimi ha riaperto le porte a Italia Viva. Lei non è d’accordo, immagino.
«Io non ho mai detto “mai più con Renzi”. Quello che ho sempre ribadito è che, vista la composizione del parlamento, occorre fare degli accordi complicati per ottenere una maggioranza, ma non si devono accettare i ricatti di nessuno. Renzi ha posto dei punti in modo ricattatorio quando, invece, nello spirito della mediazione va scritta una sorta di contratto di governo».
Dopo tutto quello che vi siete detti, grillini e renziani, come è possibile tornare a far parte della stessa maggioranza?
«La composizione di questo parlamento impone di dover ragionare con interlocutori diversi, che arrivano da idee ed esperienze politiche diverse. Ribadisco: i 5 stelle non mettono un veto personale su Renzi, ma Renzi deve dismettere i panni del ricattatore e accettare che nella discussione per il nuovo governo vale il 2%. Se vuole far pesare quella percentuale come il 50%, c’è solo la via delle urne per dimostrarlo».
I 5 stelle non mettono un veto, dice, ma il Movimento si sta sgretolando. Di Battista, dopo la riapertura a Renzi, ha annunciato la sua fuoriuscita. Anche lei era dato come componente della fronda grillina pronta a seguire il pasionario.
«Qualsiasi dibattito interno al Movimento viene stigmatizzato con la parola fronda. Voglio chiarirlo qui, io non faccio parte di alcuna fronda, quello che dice lo apprendo dai giornali. Per tornare alla questione politica, adesso il modo migliore è fare un accordo su dei punti chiari, senza il fine di estremizzare le posizioni come ha fatto Renzi, colui che la crisi l’ha provocata. Poi, non bisogna mai temere di andare alle urne se sarà necessario, perché è lo sfogo naturale della democrazia».
Le anticipo un punto chiaro che proporrà Italia Viva: il Mes. Il Movimento è disposto a trattare sulla linea di credito per la sanità?
«No. Il Mes non conviene: è uno strumento che creerebbe inutilmente un vincolo esterno che fa comodo ad alcuni proprio per la retorica del “ce lo chiede l’Europa” e fare politiche interne che il Movimento non condivide. L’Italia può ottenere tutta la liquidità di cui ha bisogno sul mercato, anche grazie al lavoro importante che sta facendo la Bce».
Perché i 5 stelle si sono arroccati sul nome di Giuseppe Conte?
«La via più opportuna è procedere con un Conte ter. Il grande pregio che ha permesso al presidente del Consiglio di guidare due governi in questa legislatura è la sua qualità di negoziatore. Ha messo insieme coalizioni con soggetti molto eterogenei ed è riuscito a realizzare punti programmatici in condizioni difficili. Ancora oggi, con questo governo, è la figura migliore per un governo di coalizione».
Se Conte non ce la facesse, lei vedrebbe bene Luigi Di Maio o Stefano Patuanelli a Palazzo Chigi?
«La nomina di un altro presidente del Consiglio incaricato non cambierebbe i termini della questione dal punto di vista del programma. Non capisco perché, avendo trovato in Conte una figura con le qualità essenziali a mediare tra le diverse anime del parlamento, dovremmo concentrarci adesso su un altro nome. Se esistono figure con queste stesse qualità, facciano un nome le altre forze politiche. Altrimenti, il no a Conte o le reticenze sarebbero solo un veto personale da parte di partiti che dicevano di non avere nessun veto. Mi rivolgo ai deputati e ai senatori di Italia Viva: non tentiamo altre strade in questo momento, concentriamoci sul programma. Oppure toccherà andare al voto».
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