Il passato controverso di Navalny tra nazionalismo e populismo: così l’attivista ha costruito la sua opposizione a Putin
Dal momento in cui è tornato in Russia – dov’è in arresto – dopo un tentativo di avvelenamento lo scorso agosto, l’attenzione politica e mediatica russa è tutta su Alexei Navalny. L’attivista, in politica da più di dieci anni, è diventato uno dei volti e delle voci più riconosciute dell’opposizione a Vladimir Putin. Ma, nonostante la lotta alla corruzione, seppur condivisa da molti, la sua figura ha un passato controverso con un’agenda che per molti rimane poco chiara.
Migranti, marce e mobilitazione popolare
«Sicuramente molti ambienti dell’opposizione sono rimasti sorpresi dal suo ritorno in Russia», dice a Open Ilya Matveev, ricercatore e professore di economia politica a San Pietroburgo e co-autore del podcast Political Diary. «Ma ora abbiamo capito che c’era un piano ben definito: pubblicare la sua inchiesta così da avere più potere per mobilitare la popolazione e creare uno scontro politico», spiega Matveev. Dopo le proteste della scorsa settimana in cui sono state arrestate oltre 3.400 persone, nuovi raduni sono in programma per oggi in tutta la Russia. «In piazza ci sono molte persone che non appoggiano Navalny, non sono d’accordo con lui, ma vogliono comunque far sentire la loro voce per liberarlo», dice Matveev che non nega come l’attivista sia un personaggio con un passato che molti, lui compreso, non condividono.
Nel 2007 Navalny è stato espulso dal partito liberale Yabloko per le sue attività nazionaliste e dopo aver preso parte a diverse marce della destra estrema. Con il tempo, pur continuando a definirsi un “democratico” si è scagliato molte volte verso i musulmani del Caucaso e i migranti dell’Asia centrale che ogni anno arrivano in Russia in cerca di lavoro. «Navalny ha avuto un passato con una visione nazionalista, ma credo che lo abbia in parte abbandonato per una retorica più populista», spiega ancora Matveev. «Credo che ci sia del pragmatismo in questo, perché contro Putin hai bisogno del sostegno di un vasto numero di persone e il populismo era quello che gli serviva».
Tra dissenso e consenso: la popolarità di Navalny
Ma, dietro le quinte delle proteste, che sembrano essere un referendum positivo sulla sua opposizione a Putin, ci sono molti ambienti che non vedono di buon occhio la figura di Navalny: «È difficile trovare qualcuno all’interno della sinistra che lo appoggi fino in fondo – aggiunge Matveev – e lo stesso vale per la sua organizzazione». Per Matveev, la fondazione anti-corruzione è incentrata troppo sulla persona di Navalny e questo – dice – può trasformarsi in un rischio per il futuro. «Se dovesse mai essere presidente, o continuare la sua lotta politica, credo che noi tutti, la sinistra, così come il resto dell’opposizione, si accerterà che porti avanti delle riforme politiche, e in maniera democratica».
Misurare, ad oggi, la popolarità di Navalny risulta complesso. Secondo Alexei Levinson, direttore del centro di ricerca socioculturale “Levada”, a Mosca, la realtà è molto più variegata di quello che è possibile cogliere dalle proteste di piazza. «Molte persone credono che voglia solo avere un po’ di popolarità, altre sono in attesa e non credono che possa veramente fare la differenza», spiega Levinson.
Inoltre, per Navalny, uno degli ostacoli nella sua lotta politica non è solo la possibilità reale di sfidare Putin, ma anche quella di smantellare l’apparato socio-politico fatto di corruzione che mantiene il presidente, e i suoi fedelissimi, saldamente al potere. «Per quanto alcuni lo possano vedere come un’alternativa a Putin, non lo è per coloro che, al di fuori della cerchia del presidente, possono davvero portarlo in cima». E come aggiunge Matveev: «Per ricostruire il sistema, e ripulirlo dalla corruzione, bisogna prima rimpiazzare Putin. Se non si parte da lì, tutto il resto è inutile».
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