Coronavirus, i numeri in chiaro. Sebastiani: «Ogni mese muoiono 15 mila persone, servono mini lockdown di 10 giorni» – Il video
«Ci sono regioni, come Piemonte, Toscana e Campania, in cui la curva dei contagi sta risalendo in maniera evidente. In altre, invece, si è appiattita, come nel Lazio o in Lombardia. Intanto le terapie intensive stanno scendendo in maniera lineare un po’ in tutta Italia, mentre sono in netta crescita in Calabria, Abruzzo, Puglia, Umbria e Bolzano. I decessi per Covid, che restano ancora molto alti, sono in calo nelle ultime settimane mentre preoccupano gli ingressi in rianimazione dove siamo passati da una curva in discesa all’appiattimento». A mettere i numeri in chiaro oggi è il matematico del Cnr, il professor Giovanni Sebastiani, che a Open commenta i dati diffusi oggi dal ministero della Salute e dalla Protezione civile. Ancora 477 decessi nelle ultime 24 ore, con un tasso di positività che sale e con un calo di ricoveri, terapie intensive e ingressi in rianimazione.
L’ipotesi di mini lockdown di 10 giorni
Numeri che lasciano ben sperare ma che al momento non possono di certo essere riconosciuti come positivi. Anzi. Quello che servirebbe, secondo Sebastiani, «è un mini lockdown di 10 giorni per poi ripartire con misure meno restrittive»: l’obiettivo è quello di contenere la pandemia e di tenere «sotto controllo il tracciamento». «Soffrire ora per soffrire meno dopo», insomma. Poi c’è l’incubo dei decessi che, anche oggi, sono quasi 500. E «sono per lo più anziani», la categoria più a rischio e dunque la più colpita dalla pandemia che ha messo in ginocchio tutto il mondo.
«Con il vaccino agli over 80 si riduce il numero di morti»
«Stanno morendo circa 15mila persone al mese – questo l’allarme di Sebastiani a Open – è come una città di provincia che ogni mese sparisce. Ricordiamoci che la mortalità è più alta tra gli ultra 80enni e che, vaccinandoli il prima possibile, si potrebbe abbattere drasticamente il numero di vittime. Se il vaccino assicura una copertura del 95 per cento, significa che avremo appena il 5 per cento di malati tra gli over 80 rispetto a quelli che abbiamo ora nella stessa classe di età», conclude. Non, dunque, i numeri (ancora preoccupanti) di oggi.
Foto in copertina di Enzo Monaco
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