Coronavirus, l’epidemia peggiora: 13 regioni con casi in aumento. Preoccupano le varianti – Il monitoraggio dell’Iss
Anche questa settimana l’indice Rt nazionale si attesta allo 0,84. Questo, dunque, è il valore che la cabina di regia ha inserito nel monitoraggio settimanale sul Covid in Italia con i dati Iss-ministero della Salute. Umbria, Bolzano e Friuli Venezia Giulia hanno un Rt maggiore di 1. La diminuzione dell’incidenza a livello nazionale negli ultimi 14 giorni è più lieve di quella delle precedenti settimane: 273,01 per 100mila abitanti (18-31 gennaio) contro 289,35 per 100mila abitanti (11-24 gennaio).
Intanto si osserva un lieve generale peggioramento dell’epidemia con un aumento nel numero di regioni classificate a rischio alto (3 contro 1 della scorsa settimana) e con una riduzione delle regioni a rischio basso (7 contro 10). Sono 13 le regioni che evidenziano «un trend di casi in aumento», 11 quelle classificate con rischio moderato.
Cosa succederà da lunedì
Al momento non sono previste nuove ordinanze del ministro della Salute. La Sardegna, attualmente in zona arancione, passerà in area gialla da lunedì 8 febbraio. Questo significa che dalla prossima settimana ci saranno 17 aree gialle e 3 arancioni (Puglia, Umbria e Sicilia) almeno fino al 15 febbraio mentre scatterà il lockdown a Bolzano. In Abruzzo, con un’ordinanza firmata poco fa dal governatore Marco Marsilio, è stata disposta la didattica a distanza per 2 settimane a partire da lunedì nelle scuole secondarie di secondo grado. In questo caso il Comitato tecnico scientifico regionale ha evidenziato «l’alto impatto che l’aumentata mobilità dovuta alla riapertura delle scuole e di comportamenti che non garantiscono il corretto distanziamento sociale hanno sul riacutizzarsi della circolazione del virus».
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«Bisogna restare a casa il più possibile»
L’Italia, al momento, si trova in un «contesto preoccupante per il riscontro di varianti virali di interesse per la sanità pubblica in molteplici regioni che possono portare ad un rapido incremento dell’incidenza». Questi iniziali «segnali di contro-tendenza potrebbero preludere a un nuovo rapido aumento diffuso nel numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero rigorosamente messe in atto adeguate misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale». Si conferma, quindi, «la necessità di mantenere la drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone» e di «restare a casa il più possibile». È fondamentale che «la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie».
L’allarme sulle terapie intensive
In alcune regioni si registra «un nuovo rapido aumento nel numero di casi che potrebbe rapidamente portare a un sovraccarico dei servizi sanitari in quanto si inserirebbe in un contesto in cui l’incidenza di base è ancora molto elevata e sono ancora numerose le persone ricoverate per Covid in area critica». 7 sono le regioni in cui le terapie intensive sono ancora sopra la soglia critica. Il tasso di occupazione in terapia intensiva, a livello nazionale, si colloca sotto la soglia critica.
Il documento
Il monitoraggio settimanale
A fare il punto della situazione sono stati, presso la sede del ministero della Salute a Roma, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, e il direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza. Per Brusaferro siamo davanti a «un decremento lento, a una situazione di stabilità»: «Tutto questo è un segnale di allerta e potenziale segnale di controtendenza che richiede grande attenzione nel mantenere le misure di mitigazione anche alla luce delle varianti», ha aggiunto. La buona notizia è il «decremento dell’occupazione delle terapie intensive», anche se non in tutte le regioni italiane.
Per Rezza la situazione «non è particolarmente confortante» con le varianti che hanno «maggiore trasmissibilità». Per questo, ora più che mai, è necessario accelerare la campagna vaccinale: massima attenzione bisognerà prestare a «insegnanti e forze dell’ordine» (specialmente con il vaccino AstraZeneca), subito dopo medici e over 80. A Chieti, in Abruzzo, intanto, segnala Rezza, «è stata identificata la variante inglese che ha maggiore trasmissibilità» e che «sembra possa infettare di più la popolazione pediatrica». In Umbria, invece, sta circolando sia la variante inglese che quella brasiliana: «A Perugia sono stati identificati dei cluster ospedalieri», ha spiegato. Le regioni – ha concluso Rezza – «possono, all’interno del territorio regionale, stabilire delle zone rosse laddove sia verificata la presenza di varianti».
Foto in copertina di repertorio: ANSA/ALESSANDRO DI MARCO
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