«Abbasso la dittatura militare»: in Myanmar si allargano le proteste contro il golpe
Dopo il colpo di Stato militare di lunedì scorso in Myanmar, con l’arresto di tutti i membri del governo, centinaia di persone sono scese in piazza a Yangon per esprimere il proprio sostegno alla leader della Lega per la Democrazia Aung San Suu Kyi. Vestiti di rosso, il colore che contraddistingue la Lega nazionale per la democrazia di Suu Kyi, e brandendo cartelli in cinese, inglese e birmano, i manifestanti hanno invaso le strade della città condannando il colpo di Stato, al grido di «Abbasso la dittatura militare». La proteste si allargano di giorno in giorno, coinvolgendo un numero sempre maggiore di gruppi sociali. Non ultimi gli insegnanti: a decine si sono radunati davanti agli edifici della Dagon University a Yangon per unirsi alle proteste degli studenti.
Intanto, dopo il blocco di Facebook, è stato ordinato anche l’oscuramento di Twitter ed Instagram. Mpt, il più grande provider di telecomunicazioni nel Paese, ha bloccato l’accesso a Twitter a mezzanotte. In tal modo è stato impedito a molti attivisti, impossibilitati a usare Facebook, di ricorrere ad altre piattaforme di messaggistica per scambiarsi informazioni e manifestare il proprio scontento per la presa del potere da parte dell’esercito e per organizzare le proteste.
Il Myanmar si trova nel mezzo di un «blackout di Internet su scala nazionale», come denunciato dalla Ong NetBlocks. L’Osservatorio, attraverso un post su Twitter, ha reso noto che secondo i dati analizzati «la connettività è stata ridotta del 54% rispetto ai livelli ordinari». I problemi sono iniziati intorno alle ore 4.30 italiane (10:00 in Myanmar) e il blocco sembra avere, al momento, una portata simile a quella notata durante il golpe dello scorso lunedì.
February 6, 2021
Twitter ha condannato l’ordine dell’esercito birmano di bloccare l’accesso alla piattaforma: «Siamo profondamente preoccupati per l’ordine di bloccare i servizi internet», ha detto un portavoce del social network aggiungendo che questo mina «il diritto delle persone di far sentire la propria voce. Continueremo a chiedere la fine di interruzioni si servizio guidate dal governo».
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