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Fecero esplodere una cascina ad Alessandria: condannati a 30 anni i proprietari. Nella deflagrazione morirono tre vigili del fuoco

08 Febbraio 2021 - 15:58 Redazione
La sentenza di primo grado per omicidio plurimo aggravato. La madre di una delle vittime: «Ce l'abbiamo fatta, gliel'avevamo promesso ai nostri figli»

Sono stati condannati in primo grado a 30 anni di carcere Giovanni Vincenti e la moglie Antonella Patrucco per omicidio plurimo aggravato. La notte tra il 4 e 5 novembre 2019, secondo la ricostruzione, fecero esplodere alcune cariche “fai da te” in una cascina di Quargnento, Alessandria. La deflagrazione costò la vita a tre vigili del fuoco. «Ce l’abbiamo fatta, gliel’avevamo promesso ai nostri figli», esulta la madre di Antonino Candido, una delle tre vittime. «Speriamo che li facciano tutti – aggiunge la madre di Marco Triches, un altro dei tre vigili morti – Avevo un figlio stupendo e me l’hanno tolto. Viveva per i valori della vita che io gli ho insegnato».

La difesa, rappresentata dagli avvocati Lorenzo Repetti e Vittorio Spallasso, sostiene che Vincenti «non avesse intenzione di uccidere. Il processo è ancora lungo. Sosterremo in appello la colpa gravissima, non il dolo». E poi: «Nessuno – aggiungono, dopo la sentenza – ha mai messo in dubbio che i vigili del fuoco fossero buoni». In un’udienza Repetti aveva detto: «Lasciamo fuori l’emotività dal processo. I vigili del fuoco non dovevano entrare: non c’era nessuno da salvare in quella cascina, non c’era niente e quindi non c’era dovere di sicurezza».

La vicenda

Nella notte tra il 4 e il 5 novembre 2019, intorno alle due del mattino, in una porzione disabitata della cascina, la prima esplosione. Chi abitava lì vicino allertò i vigili del fuoco, parlando di una probabile fuga di gas. Durante l’intervento dei pompieri, la deflagrazione e il crollo dell’edificio. Morirono in tre: Matteo Gastaldo, Marco Triches e Antonio Candido. 

Durante le indagini, gli inquirenti ritrovarono attrezzatura rudimentale per fabbricare timer “fai da te” e bombole di gas. «Una tragedia immane, stiamo lavorando per capire chi e che cosa l’abbia causata – aveva detto il procuratore di Alessandria Enrico Cieri -. Il ritrovamento del timer e della bombola collegata fanno pensare che si sia trattato di una cosa voluta e deliberatamente determinata. Ci sono state più esplosioni intervallate».

Pochi giorni dopo, il 9 novembre, Vincenti confessò. Aveva progettato l’esplosione – aiutato dalla moglie – al fine di poter riscuotere il premio dell’assicurazione, perché indebitato con le banche. Nella casa di Vincenti, sul comò della camera da letto, fu trovato il foglio di istruzioni del timer che aveva provocato l’esplosione. «Il timer era stato settato all’1.30 ma accidentalmente c’era anche un settaggio alla mezzanotte. Questo ha portato alla prima modesta esplosione che, ahimè, ha allertato i vigili del fuoco», ha spiegato il procuratore.

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