Il grillino Iovino contro i frondisti del M5S: «Cercate la gloria altrove. Rousseau? È ancora il metodo che rispecchia i nostri principi» – L’intervista
La variabile 5 stelle: per la formazione della maggioranza che supporti il governo Draghi, non basterà aspettare la fine del secondo giro di consultazioni. Alle 21 di oggi – 9 febbraio – è stato indetto un incontro su Zoom dal titolo V Day: No governo Draghi. Ovvero il tavolo della fronda del Movimento contraria a un governo che includa Lega e Forza Italia. «È paradossale parlare di malpancisti in questo momento», dice il deputato Luigi Iovino. «Chi cerca un momento di gloria, trovasse altri palcoscenici». Napoletano, classe 1993, Iovino è il più giovane segretario della presidenza della Camera della storia repubblicana, vicino all’ala del Movimento definita governista.
Onorevole, ritiene che Barbara Lezzi e la parte del Movimento che ha aderito il V Day: No governo Draghi siano irresponsabili?
«In una fase in cui non facciamo che lanciare appelli all’unione e alla responsabilità istituzionale e chiediamo di concentrare il dibattito sui grandi temi per il Paese, è un paradosso sentir parlare di fronde, correnti e malpancisti. Chi cerca un momento di gloria, trovasse altri palcoscenici. Forse non ci si rende conto che stiamo affrontando un’emergenza sanitaria ed economica. Possiamo uscirne solo se siamo in grado di spendere nella maniera migliore ogni singolo centesimo dei fondi del Recovery. Ed è su questo che vogliamo concentrare ogni nostro ragionamento».
Insomma, le ragioni dell’emergenza questa volta sono superiori persino al dibattito interno al Movimento.
«Il Movimento 5 Stelle è una forza politica di massa e da sempre ospita un dibattito interno con posizioni anche molto differenti. Non mi ha mai spaventato la pluralità delle opinioni. Ciò che è importante è riuscire sempre a trovare una sintesi, come ogni volta siamo riusciti in questi anni».
La sintesi secondo lei deve passare da Rousseau? Non c’è il rischio che l’esito negativo della votazione “costringa” il gruppo a non entrare nella maggioranza del Draghi uno?
«Il voto su Rousseau è il naturale passaggio che abbiamo sempre fatto prima di prendere una qualunque decisione. Un metodo che è la sintesi dei nostri principi di democrazia, trasparenza e partecipazione ed è l’unica maniera che abbiamo per interpellare i nostri iscritti, la cui volontà per noi è sovrana».
Con il rischio di far saltare la trattativa. Giocherà un ruolo importante la formulazione dei quesiti. Come crede che debbano essere posti?
«I quesiti saranno posti in relazione ai temi al centro del confronto con il presidente incaricato Draghi. Una condivisione di punti programmatici e di obiettivi, sulla scorta dei risultati già ottenuti e del lavoro che abbiamo portato avanti fino ad ora. Ecco, vorrei che la base fosse chiamata a giudicare i punti di un programma di governo, non se a supporto dell’esecutivo ci sia la Lega o Forza Italia».
Non la preoccupa, quindi, tornare a lavorare insieme ai leghisti?
«Ho un auspicio e una certezza. Nel primo caso, guardo con positività al fatto che il senso di responsabilità istituzionale invocato dal presidente Mattarella a più riprese, ma anche e soprattutto dal popolo italiano, si traduca in una maggioranza solida e compatta in Parlamento. La certezza è che chi ha manifestato interesse esclusivamente per incarichi e poltrone in questi anni, ma anche in queste ultime settimane, si metterà da solo automaticamente alla porta. Oggi c’è spazio solo per donne e uomini di Stato».
Il Movimento pone dei paletti al presidente incaricato Draghi?
«Non vogliamo porre paletti, ma proseguire su un percorso avviato con enormi risultati dal presidente Conte. Una cosa è chiara, le nostre misure non si toccano. A cominciare da reddito di cittadinanza, che Confindustria vorrebbe mettere in discussione senza considerare i grandi risultati che ha portato ai cittadini. Anzi, chiediamo a Draghi di rafforzare il reddito di cittadinanza».
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