Von der Leyen a Strasburgo per difendere la strategia sui vaccini. Le sinistra europea unita nelle critiche: «Oggi la Commissione si gioca la sua credibilità»
Le ultime due settimane non sono state facili per Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea è finita sotto accusa per la gestione del piano vaccinale in Europa. In particolare, i dubbi e le critiche verso l’esecutivo Ue sono cresciuti dopo le lunghe tensioni con AstraZeneca, i ritardi nelle consegne, e l’imposizione di controlli sull’export dei vaccini nel Regno Unito, con il conseguente temporaneo ritorno di un confine “duro” tra le due Irlande.
Il sostegno a von der Leyen vacilla da destra a sinistra e oggi, la presidente dovrà rispondere davanti al Parlamento europeo della strategia messa in atto per l’acquisto e la distribuzione dei vaccini contro il Coronavirus. Sono tanti i leader di coalizione, e dei vari partiti, a credere che la Commissione abbia esercitato un controllo eccessivo nella firma dei contratti per la fornitura dei vaccini. E perfino quei gruppi che hanno sostenuto la nomina di von der Leyen nel 2019, e che appoggiano il piano di acquisto centralizzato, ammettono che troppe cose non hanno funzionato.
Gli errori sugli stabilimenti di produzione
«L’Unione europea non ha investito nella ricerca e nella produzione di vaccini come fatto da Stati Uniti e Regno Unito», osserva Martin Schirdewan, deputato di Die Linke, e copresidente del gruppo Sinistra Unitaria Europea – Sinistra Verde Nordica al Parlamento europeo. Con solo il 3% della popolazione europea vaccinato è chiaro che la campagna vaccinale sta procedendo a rilento. Troppi gli intoppi, in particolare quello sui siti di produzione. Questa settimana, la presidente von der Leyen ha annunciato che la commissione proverà a individuare nuovi centri di produzione dentro la Ue, ma «mi chiedo perché non si sia deciso prima. In estate sapevamo tutti che sarebbe arrivata una seconda, e poi una terza ondata. È chiaro che l’errore è politico», dice Schirdewan.
L’articolo 16 della Brexit
Un errore ancora più grave, secondo Schirdewan, è quello che riguarda l’imposizione di controlli sull’export dei vaccini nel Regno Unito. L’accordo sulla Brexit prevede che i confini tra Ue e Irlanda del Nord rimangano aperti senza alcun controllo sulle merci. Una clausola che sia Bruxelles che Londra possono sospendere attraverso l’articolo 16 a causa di «difficoltà economica, sociale o ambientale». «La decisione sull’export ha seriamente danneggiato la reputazione dell’Ue», dice Schirdewan. «Se domani non dovessero esserci risposte adeguate e non seguiranno azioni concrete per correggere gli errori – aggiunge – allora chiederemo una commissione d’inchiesta sulla gestione del piano vaccinale».
Anche il Pd chiede risposte a Von der Leyen
Una gestione contro cui anche il Partito Democratico ha deciso di muovere diverse critiche. «È inspiegabile come non si sia ancora favorita la produzione di vaccini in siti non utilizzati, come avvenuto tra Sanofi e Pfizer», dice a Open Brando Benifei, capo delegazione del Pd a Strasburgo. Al momento, l’Europa non ha mostrato alcuna volontà nel rilasciare i brevetti sui vaccini in modo da permettere a più aziende di partecipare alla produzione. Alcuni Paesi membri dell’organizzazione mondiale del commercio, tra cui l’India e il Sud Africa, hanno accusato la Ue di voler quindi lucrare sulla pandemia, a discapito del rispetto della vita.
«Un’azione di questo tipo non interessa solo noi ma è importante pure per il resto del mondo», dice Benifei che oggi chiederà alla Presidente della Commissione di avere più trasparenza sugli accordi siglati. «Von der Leyen deve rispondere di queste mancanze».E sulla proposta di una commissione d’inchiesta che arriva dalla sinistra tedesca, il Pd frena: «Per ora è prematuro, ma tutto è possibile». Per Benifei la Commissione deve assolutamente accelerare sulla produzione dei vaccini in Europa. «Le risposte che ci hanno dato finora non sono più sufficienti. Appoggiamo la scelta di centralizzare gli acquisti, ma questa non può essere la strategia dietro la quale von der Leyen può continuare a trincerarsi. Oggi la commissione si gioca la sua credibilità».
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