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Laura Boldrini: «Resterò avversaria di Salvini. Cambiare il Pd? Ogni cosa a suo tempo» – L’intervista

10 Febbraio 2021 - 21:49 Giulia Marrazzo
L'ex presidente della Camera rimarca la sua distanza dal leader leghista e non crede al suo cambio di rotta

«Non parliamo di alleanza politica. Io rimarrò avversaria di Salvini». Laura Boldrini, ex presidente della Camera, rimarca così la sua diversità da Matteo Salvini. Secondo l’esponente del Pd, il leader leghista, in questa fase di consultazioni con il presidente incaricato Mario Draghi, starebbe facendo un’inversione di marcia rispetto a molti temi solo per «convenienza». Per la deputata Dem un governo così eterogeneo potrà avere inizio solo si punterà su un programma specifico mantenendo una dialettica parlamentare.

Onorevole, lei è stata sempre molto critica con Salvini. Come si sente ora che si sta delineando un governo anche con la Lega? 

«Non parliamo di alleanza politica, questo deve essere molto chiaro. Io rimarrò avversaria di Salvini, su questo non c’è dubbio. Le mie posizioni sono limpide da sempre, è Salvini che sta facendo acrobazie senza precedenti. Io sto solo prendendo atto del doppio salto mortale del leader leghista».

Cosa intende con doppio salto mortale di Salvini?

«Insomma, mi sembra evidente che ha cambiato idea su molte cose in poche ore. Ha detto che quota 100 può rimandarla a dicembre e che non è un problema per lui. È pronto a rinunciare alla Flat Tax. Ora dice di essere anche europeista. Quindi non è più amico di Putin? Non è neanche più sostenitore di Trump

Sembra aver cambiato idea anche sull’immigrazione. Ha detto che gli va bene il modello della Germania. Cosa ne pensa? 

«Vorrei ricordare che la Germania ha investito moltissimo sull’integrazione dei rifugiati. Infatti nel 2015 la cancelliera Merkel decise di dare asilo a un milione e 200 mila siriani. I tedeschi fecero un investimento di 20 miliardi l’anno per cinque anni, tutto questo per favorirne l’integrazione. Mentre Salvini era ministro, invece, ha distrutto quel poco d’integrazione che c’era in Italia. In Europa, in commissione, ha detto ai suoi deputati di astenersi anche sul Recovery Fund poi, invece, in plenaria, hanno votato a favore. Ricordo che in Ue la Lega sta nel gruppo con l’Afd, partito di estrema destra tedesco».

Non crede, quindi, all’inversione di marcia della Lega? 

«No, non ci credo. Salvini lo fa solo per convenienza. Gli fa comodo prendere parte a questo governo perché ci saranno da gestire molte risorse per i prossimi anni. Per questo credo si sia dimenticato delle sue posizioni precedenti. Pretende di presentarsi come uomo nuovo ma vorrei ricordare che non lo è affatto. Sta in politica dagli anni Novanta. È uno dei politici più longevi. Abbiamo avuto la Lega secessionista, nazionalista, sovranista e ora abbiamo la Lega europeista, chissà quali altre sorprese ci aspettano».

Il Pd non ha mostrato debolezza politica in questa fase? Sembra schiacciarsi parecchio sul Movimento 5 stelle.

« Vorrei distinguere le due fasi. Per quanto riguarda l’oggi, noi, come Partito Democratico, abbiamo raccolto l’appello del presidente della Repubblica. Quando si ha davanti una situazione di questo tipo, con una pandemia in atto, non si può che essere aperti all’appello del capo dello Stato. Poi l’europeismo è una cifra del Partito Democratico. Per quanto riguarda il rapporto con il Movimento 5 stelle abbiamo smontato i decreti Salvini insieme».

Anche il Movimento 5 stelle ha avuto una fase trasformista, non crede? In passato hanno votato anche loro i decreti Salvini… 

«Con loro abbiamo portato a casa un decreto immigrazione che è l’opposto di quelli che erano i decreti Salvini. Il Movimento ha le sue posizioni ma nel momento in cui abbiamo fatto una maggioranza politica abbiamo necessariamente ottenuto una sintesi. C’abbiamo messo un anno, questo va detto, ma alla fine siamo riusciti a portare avanti una discontinuità necessaria sull’immigrazione».

Molti nel Pd chiedono il congresso. È necessario iniziare una nuova fase? 

«Mi sembra inopportuno parlare di congresso adesso. Ora bisogna chiudere questa partita, bisogna riuscire a mettere insieme un governo di alto profilo che abbia una forte presenza di donne. Dopo di che il segretario ha detto che il congresso ci sarà, ma ogni cosa a suo tempo».

Come può funzionare secondo lei un governo così eterogeneo con una maggioranza così ampia? 

«Credo che ci dovrà essere un programma con alcuni punti specifici, che sono poi i motivi per cui si fa questo governo: Pnrr, campagna vaccinale, sostegno alle imprese e le questioni relative all’occupazione. Fuori dal programma, però, non dovrà esserci un vincolo di maggioranza. Come già accaduto in passato dovrà esserci una dialettica parlamentare».

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