La direzione del Pd dà fiducia a Draghi. Benifei sfida Salvini: «La sua svolta è vera? Lasci il gruppo sovranista al Parlamento europeo»
Il Partito democratico, dalle 18 e per due ore e mezza, si è riunito in videoconferenza per votare l’appoggio al governo Draghi. Il segretario Nicola Zingaretti ha richiamato a più riprese l’importanza dell’unità interna al partito. «Sarebbe utile esplicitare i dissensi se ci fossero – ha detto, appellandosi alla lealtà dei presenti -, perché chi vuole destabilizzare il sistema politico italiano sta mirando proprio al Pd». Negli interventi successivi, però, nessuno ha rivolto critiche dirette alla segreteria. Alessandro Alfieri, coordinatore di Base riformista che ha lanciato nel dibattito pubblico il tema del congresso, ha rimarcato, nel suo intervento, il sostegno a Zingaretti. Così gli altri dopo di lui, ad eccezione di un solo intervento: l’unità del partito decantata lungo tutta la riunione, alle 19.55 ha scricchiolato con Franco Vittoria, il quale ha ringraziato Zingaretti, Orlando, Franceschini e Bettini per il lavoro svolto e ha lanciato una frecciatina a Base riformista: «In direzione c’è unanimità, poi sui giornali si va a dire altro».
«Anche i fuoriclasse sbagliano qualche calcio di rigore – ha detto riguardo all’appello del presidente della Repubblica – con grande umiltà. Il confine della maggioranza allargato alla Lega, per me, è un fatto politicamente difficile. Sono molto turbato che il Pd stia insieme a un movimento per alcuni tratti xenofobo e razzista». Quello di Vittoria è il discorso più forte dell’intera direzione, benché tutti gli intervenuti abbiano stigmatizzato il riposizionamento politico della Lega. «Chiediamo che tutto non si risolva in qualche capriola verbale della Lega sull’Europa», ha specificato Zingaretti. In tanti hanno dichiarato che la Lega resterà «alternativa al Pd». Il più netto nel rimarcare le divergenze e alzare il tiro nei confronti del Carroccio è stato Brando Benifei, capo della delegazione Pd al parlamento europeo: «L’atteggiamento della Lega sul Recovery è strumentale». L’eurodeputato ha ricordato che il partito di Matteo Salvini ha fatto un anno di opposizione al piano di sostegno finanziario dell’Unione europea.
A Benifei non bastano le dichiarazioni di stampo europeista espresse dal Carroccio in quest’ultima settimana. «Dobbiamo pretendere che la Lega abbandoni il gruppo sovranista Identità e Democrazia che presiede al parlamento europeo. Gli eurodeputati del partito di Macron e della Cdu mi hanno detto che sono molto preoccupati per il ritorno al governo in Italia di un partito sovranista – ha concluso -. Perché in Europa, al momento, la Lega resta il principale alleato del Rassemblement National e Alternative für Deutschland, il gruppo che ostacola Ursula von der Leyen».
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