Coronavirus, un caso su cinque in Italia è dovuto alla variante inglese
Dei contagi quotidiani di Coronavirus in Italia, il 17,8% è ascrivibile alla «variante inglese». Si tratta di circa 1 paziente su 5. Questo il risultato dell’analisi dei dati inviati ieri, 11 febbraio, al ministero della Salute e all’Istituto superiore di sanità (Iss) da parte delle Regioni che tra il 3 e il 4 febbraio hanno effettuato un controllo straordinario su 3.600 casi positivi per 852 campioni in totale. I dati raccolti nello studio restano preoccupanti vista la più alta contagiosità della cosiddetta variante inglese a cui però non dovrebbe corrispondere una mortalità più elevata.
Le differenze tra regioni
Il numero di casi però non sarebbe distribuito in modo uniforme in tutte le regioni d’Italia. La variante infatti circola soprattutto nelle regioni del centro Italia, tra Umbria, Marche, Abruzzo, Emilia-Romagna e Toscana. Proprio oggi l’Iss ha riferito che l’Umbria rientra tra le regioni che hanno un alto livello di rischio. A inizio febbraio la regione era stata la prima a disporre la zona rossa per la provincia di Perugia e per sei piccoli comuni della provincia di Terni, anche a causa della variante «brasiliana».
Il dato in linea con la media europea
Si tratta comunque di un dato in linea con la media europea. In Francia infatti la prevalenza è del 20-25%, in Germania del 30%. «C’è una circolazione sostenuta della variante – si legge nel comunicato dell’Iss – che probabilmente è destinata a diventare quella prevalente nei prossimi mesi». Da qui «la necessità di monitorarne attentamente la prevalenza» per «arginare gli effetti […] mentre si prosegue con le vaccinazioni, che restano comunque efficaci anche contro il virus mutato». Non è escluso infatti che la situazione possa peggiorare «in termini di trasmissibilità, sintomatologia o sensibilità nei confronti di vaccini e anticorpi». A questo proposito l’indagine sarà ripetuta nei prossimi giorni per verificare la velocità di diffusione della nuova variante. Come ha spiegato il ministero della Salute «il virus muta continuamente e sono già state isolate centinaia di varianti», anche se, è giusto sottolineare, la maggior parte delle varianti «non cambia le caratteristiche del virus».
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