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M5s in fibrillazione, il senatore Ferrara: «Conte, solo tu puoi salvarci. Draghi non ci rappresenta, ma su Rousseau non si rivoterà» – L’intervista

13 Febbraio 2021 - 21:24 Felice Florio
Il senatore grillino voterà la fiducia per il governo Draghi, ma lancia un appello all'ex premier Conte. Nel giorno del giuramento del nuovo governo, le assemblee di senatori e deputati M5s tornano a infiammarsi sul sostegno al nuovo esecutivo

«Purtroppo la situazione non è facile». «Credo che giovedì una decina di noi non daranno la fiducia a Draghi». Il tenore dei messaggi che trapelano da alcuni senatori 5 stelle riunitisi alle 18, qualche ora dopo il giuramento del governo Draghi, è tetro. Non passa nemmeno un’ora dall’avvio del meeting, che arriva l’ennesima defezione dal gruppo parlamentare: il deputato Giuseppe D’Ambrosio. «Non posso dimenticare – scrive il grillino – di essere stato paracadutato nel 2013 in parlamento, grazie ad un miracolo fatto da un visionario come Beppe Grillo per poi realizzare, con un gruppo meraviglioso, cinque anni di opposizione durissima a tutti coloro che dal 2018 però, ci hanno minato da dentro, cambiandoci e trasformandoci in peggio».

Non è l’ultimo parlamentare che lascerà il Movimento. Alle 21.30, intanto, è convocata su Zoom la seconda riunione della giornata grillina. Il direttivo ha scritto ai deputati del gruppo: «Si raccomanda la partecipazione di tutti». Appena terminato l’incontro dei senatori, Gianluca Ferrara, capogruppo in commissione Esteri a Palazzo Madama, racconta a Open cosa sta succedendo all’interno del Movimento: «Abbiamo perso un presidente da noi molto amato per averne ora uno – Draghi, ndr. – che di certo non rappresenta la nostra sensibilità». E sulla possibilità di una seconda consultazione su Rousseau, invocata ad esempio da Barbara Lezzi, afferma: «Non credo sia possibile per i tempi, inoltre già c’è stata la consultazione» sul governo Draghi.

Senatore, cosa è successo nella riunione tra i senatori convocata all’improvviso nel pomeriggio?

«C’è stato un dibattito vivace, la dialettica fa parte della nostra storia sin dai tempi dei meetup. L’importante è fare sintesi e seguire sempre la nostra stella polare che è il bene comune. In questo momento serve lucidità e unità».

Quali sono le posizioni inconciliabili?

«Io credo che chi è portavoce del M5s debba avere un unico dogma a cui credere ed è quello della democrazia. Io, quale portavoce ho dovuto portare avanti decisioni che non sempre ho condiviso, penso in particolare al governo con la Lega. Ma ho continuato a svolgere il mio ruolo di portavoce. Se si crede nella democrazia non lo si è a fasi alterne, ma sempre. Sono consapevole che il percorso democratico sia irto di ostacoli, ma il volere della maggioranza va rispettato».

È una questione di nomi al governo o di partiti che fanno parte della maggioranza?

«Ovviamente ognuno ha la propria sensibilità, ma se si fa parte di un gruppo, si ragiona con “il noi” e non con “l’io”. Per quanto mi riguarda, fondamentale è porre al centro i temi, gli obiettivi che possono migliorare le condizioni degli italiani. Abbiamo fatto votare alla lega il reddito di cittadinanza e al Pd il taglio dei parlamentari, ciò che conta, dato che non abbiamo una maggioranza in parlamento per governare da soli, è il fine».

Il gruppo resterà compatto o ormai ritiene inevitabile un numero consistente di defezioni? C’è qualcuno più responsabile di altri, tra chi resta e chi va via?

«È un momento oggettivamente difficile, siamo sotto pressione. Abbiamo perso un presidente da noi molto amato per averne ora uno che di certo non rappresenta la nostra sensibilità. Io mi auguro di cuore che si possa fare sintesi tra le varie ragioni, a volte anche legittime e comprensibili».

Si può parlare di effetto Di Battista nell’uscita di alcuni parlamentari dal gruppo?

«Credo di no. Io auspico che Di Battista possa rivedere la propria posizione e continuare nel Movimento il suo percorso».

Secondo lei, come cambierà il Movimento dopo questa fase cruciale?

«Ho appena pubblicato sul mio blog del Fatto una lettera aperta al presidente Conte affinché formalmente entri nel M5s. La sua pacatezza, intelligenza e capacità di mediazione possono essere un collante importante per noi. Auspico che questo possa accadere il prima possibile, con Giuseppe, il M5s ritroverebbe una nuova compattezza».

Una governance più forte avrebbe aiutato a tenere più compatto il gruppo?

«Stiamo vivendo una delicata e imprevista fase di transizione, Crimi e i capigruppo stanno facendo l’impossibile. Gli Stati Generali sono stati un momento di confronto importante, ma ora serve un colpo d’ali. Serve strutturarci soprattutto sui territori, avere chiari i ruoli e gli obiettivi dei prossimi anni».

Si tornerà a votare su Rousseau per il da farsi, come invocano alcuni parlamentari?

«Non credo sia possibile anche dal punto dei vista dei tempi, inoltre già c’è stata la consultazione».

Vuole lanciare un appello ai parlamentari indecisi sul da farsi?

«In questo momento occorre essere uniti, se ci dividiamo sarebbe la vera vittoria di tutti coloro che da anni lavorano per depauperare il nostro progetto innovativo».

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